MANGALA VALLIS 
“Voices” 
(MaRaCash, 2020)

O lettore,

prendi un foglio e traccia un triangolo equilatero. Sui vertici scrivi i seguenti nomi: Dream Theater, Marillion, Spock’s beard; sui lati poni Tiles, Enchant e la dicitura “anni 1995-1999”; al centro, i Mangala Vallis.

Gigi Cavalli Cocchi è un buon professionista ed è la guida di questo gruppo che è suo da sempre. Ha  sempre avuto costanza nel non plagiare nessuno (cosa tipica di molto rock classico da inizio anni ’90) e di non riempire il saturo mercato di dischi senza senso. Voices è il quarto, che vede in pianta stabile una conoscenza nota di quella zona di popolarità intermedia fra i musicisti noti e quelli sconosciuti: il cantante bassista Roberto Tiranti, noto per il suo ruolo nel gruppo metal power dei Labyrinth. Anche da questo indizio emerge la tendenza all’intermedio in cui gravita il gruppo: un rock progressivo anni ’90 senza scimmiottare i suoni settantiani ma senza le grandi produzioni degli ’80, che richiama alla mente diverse cose senza mai essere derivativo.

La geometria sonora del gruppo, funziona a livello programmatico prendendo i vertici come ideali di riferimento e i lati come mezzi per giungervi. E se gli Spock’s Beard sono una scelta zoppicante, il metodo Enchant-Tiles è l’indizio del regno di mezzo di cui sopra: qualcosa di originale che non suona memorabile, musicisti che hanno tecnica e un gran gusto degli arrangiamenti ma non composizioni che scaldino il cuore. Le 7 canzoni di Voices sono impeccabili ma non scintillanti, armonicamente sicure ma melodicamente indecise. Spiccano su tutte The Centre Of Life e The Voice Inside, epitome del disco. Il gruppo esplora diverse variazioni: in No Reason lo sciatto hard melodico moderno viene reso in maniera originale, ma in An End To An End appare dal nulla quel semi trip hop che aveva stregato Steven Wilson e i Gathering lustri fa, e, dimostratosi moda passeggera, è svanito come forma propria e rimasto come influenza cui attingere. Come sempre il problema è la produzione: suoni discreti ma un’inefficace direzione del progetto, che interessa ma non colpisce, ammalia ma non stordisce. Del teorema iniziale, i più non conosceranno Enchant e Tiles: le discografie di questi gruppi vanno analizzate da chi ama il rock progressivo per sapere quali errori non commettere quando si ha del materiale con potenzialità.

Luca Volpe