SIXTH MINOR
(Napoli, 22 febbraio 2014)

Sixth MinorLasciamo da parte, almeno per il momento, le considerazioni personali sullo stile che propongono Andrea Gallo e Renato Longobardi, rispettivamente batterista e chitarrista dei Sixth Minor. In pochi attimi, con la stessa discrezione di un’ombra, Andrea e Renato si scambiano la postazione al synth in movimenti fluidi, senza tempi morti. Le sonorità post-rock, ambient, elettroniche, glitch, industrial, noise e power electronics, si legano in un’armonia arrabbiata ed erosiva. Le performance musicali proposte fanno da sfondo ad un caos magistralmente riordinato in ritmi ossessivi, perforanti come proiettili buoni. I testi non ci sono, non ce ne sarebbe comunque bisogno. La drammaticità della musica è portata al massimo proprio da questa assenza vocale.

Tornando ad una visione più personale: ho avuto modo di conoscere i componenti del gruppo, prima ancora di sapere dell’esistenza dello stesso. Silenziosi, introversi, banalmente potrei descriverli come tranquilli. Immaginate quindi il mio shock, quando sulla piccola piattaforma, hanno cominciato a suonare. C’era tutto: passione vibrante, ritmo incalzante, successioni calibrate di note, battiti cardiaci campionati e percussioni fameliche. A fare da cornice la loro presenza scenica, un saggio e allucinante equilibrio tra i movimenti snodati dei The Servant e la statica malinconia dei Placebo. La particolarità dei loro pezzi è in una ricerca introspettiva costante, ma mai tediosa; in una metamorfosi senza fine di generi e ritmi, che porta l’ascoltatore a sentirsi completamente parte delle melodie. I Sixth Minor sono tutto questo e con forza, fin dal gennaio 2007, si stanno facendo spazio nella scena musicale partenopea, portandola ad un nuovo livello.

Etta La Pignola