DER HIMMEL UBER BERLIN
"Shadowdancers"
(Autoprodotto, 2014)

Der Himmel Uber BerlinNati a Trieste nel 2009, originariamente come trio, i Der Himmel Uber Berlin sono oggi composti dal leader Davide Simeon alla chitarra, Stefano Bradaschia al basso, Riccardo Zamolo alla batteria e Teeno Vesper alla voce. La loro ultima produzione discografica, Shadowdancers, arriva dopo un buon demo, due album live e il primo lavoro, Memories Never Fade.

Il viaggio dei nostri vampiri parte con la misteriosa Hyde, un energico inizio con la chitarra minacciosa e tagliente, così come l’oscura Alone In My Room, dove ancora le chitarre di Davide Simeon la fanno da padrone, in pieno stile Sisters Of Mercy. Intrigante anche la voce minacciosa e profonda di Teeno Vesper. È la volta di Shadowdancer, nervosa e post-punk, che ci turba emotivamente proiettandoci sempre più a fondo nel mare nero del sound Der Himmel Uber Berlin. Pregevoli composizioni, buoni arrangiamenti ed energia all’unisono. Don’t Take Me Home Tonight, dall’intro sognante, è accesa da raggi di romanticismo e decadenza, mentre la successiva Spit It Out, è uno strumentale davvero suggestivo ed evocativo. Continua il nostro viaggio con l’ammaliante With Some Leeway, dall’arrangiamento che va a scomodare i primi Diaframma, Something In The Dark che parte allucinata e nervosa, dando sfogo alle batteria incalzante di Riccardo Zamolo, e Black Dress, con il basso minaccioso di Stefano Bradaschia, che crea all’improvviso vortici paranoici, quasi un inno che si diffonde per scuoterci e devastarci. La seguente A Ballad, epica e sognante ridefinisce ulterioremente il suono della band, energico, oscuro e diretto. Si calmano le acque, per chiudere, con la nostalgica, cure-oriented, Falling Down, perfetta come epilogo di un lavoro concepito con maestria, eleganza e convinzione, forte di un marchio “di fabbrica” che mai si smentisce, proprio come il loro logo, circoscritto in un artwork di copertina minimale ma efficace.

I Der Himmel Uber Berlin non aggiungono nulla di nuovo al panorama delle migliaia di band che suonano bene e con “fede” le sonorità gothic con cui sono cresciuti, ma riconosco il merito nella non facile capacità di fondere con maestria, Bauhaus e Joy Division, Sisters Of Mercy e Nephilim, Cure e perfino Diaframma con influenze rock e glam che affondano le radici a partire dai Black Sabbath. Anche in Italia, le ombre, continuano a danzare.

Marco Pantaleone