I SALICI
"Sowing Light"
(Lineria, 2015)

I SaliciL’uscita del secondo album amplifica e intensifica quello che già era stato un promettente debutto. Così dopo Nowhere Better Than This place, Somewhere Better Than This Place, primo lavoro de I Salici, Sowing Light conferma la verve di una band che continua a crescere sperimentando suoni e stili. Il gruppo ripropone molto del sound anglosassone e sembra esserne influenzato a tal punto che la voce di David Strussiat e il suo modo di cantare, fanno venire alla mente i Jethro Tull con le indimendicabili performances di Ian Anderson. Ma ci troviamo nel 2015 in Italia, più precisamente in Friuli, dove il sestetto dà vita a composizioni oniriche ricche di fascino e suggestioni. Questo “seminare luce” cui ci accenna il titolo dell’album, ci porta a considerare il fenomeno musicale dal punto di vista psicologico oltre che mediatico. Così aldilà delle banalità che quotidianamente ascoltiamo sull’aggregazione e sull’impatto sociale che la musica esercita, entriamo in una dimensione particolaristica del problema. Si fa tanta sociologia musicale ma si tende sempre ad astrarre dal filtro primario che la rende possibile, l’individuo. Il seminare luce può essere cosi interpretato come un diffondere germi di speranza nell’animo dell’uomo, concetto questo che integra e rende strutturale l’intero disco. Per quel che concerne l’ambito strettamente strumentale, il gruppo sembra essere dotato di grande armonia e simile ad una fisarmonica dilatata e restringe continuamente le proprie capacità sonore in cerca di quegli spazi che gli sono propri. La combinazione di melodie trasognanti e strumenti dotati di grande carica emotiva, contrabbasso e fiati, ci regala un ottimo lavoro piacevole all’ascolto e denso dal punto di vista concettuale.

Domenico Romano