CRAIG LEON
"Nommos"
(Takoma, 1981 – Superior Viaduct, 2013)

Craig LeonIl pezzo più raro e contraddittorio dell’etichetta folk-blues Takoma del compianto genio John Fahey, che ne conferma ancora una volta l’apertura mentale e musicale a dispetto dei bacchettoni conservatori del blues, è sicuramente questo album di musica elettronica “rituale” e primitiva proprio come la musica delle radici, uscito nel 1981, finalmente ristampato solo in vinile in edizione limitata quest’anno dalla Superior Viaduct. Craig Leon è stato ed è uno dei più seminali produttori, sua la supervisione ad esempio di fondamentali lavori della scena punk-new wave newyorkese, tipo il primo album dei Ramones, nonchè quello dei Suicide e dei Blondie. Il titolo di questo suo esordio come musicista, viene dalla antica e misteriosa tribù del sud del Mali: i Dogon. I Nommos, secondo le credenze dei Dogon, erano divinità provenienti dal sistema stellare Sirio, rappresentati alla maniera di esseri anfibi e con sembianze di pesce, scesi sulla terra per svelare i segreti dell’universo. Usato come soundtracks per un balletto di Twyla Tharp e utilizzato anche come apertura per una mostra al Los Angeles Museum of Contemporary Art nel 1981, Nommos può essere considerato, come sostiene anche Julian Cope grande cultore di questo capolavoro dal suono attualissimo, l’anello mancante fra il ritmo proto industriale dei Suicide, ma senza la loro angoscia urbana e la musica minimalista di Terry Riley e La Monte Young. In definitiva uno studio su ripetizione e ritmo. Cadenze etniche nord africani, drones e synth circolari con qualche similitudine Cluster periodo Zuckerzeit trasportano l’ascoltatore verso atmosfere allo stesso tempo rilassanti e misteriose. Una sorta di preghiera elettronica per cerimoniali ancestrali al fine di stabilire contatti fra popoli terrestri e alieni o altrimenti musica cosmogonica ossia riguardante il mito dell’origine del cosmo.

Danilo D’Alessio