ULAN BATOR
(Avellino, 25 febbraio 2016)

Ulan BatorPoche settimane fa, sulle nostre pagine, il buon Max Sannella presentava l’ultima fatica discografica degli Ulan Bator. Abracadabra veniva definito un “diamante grezzo […]; un rinnovato appuntamento col buio esemplare di una band che crea magnetismi e magie”. Neanche a farlo apposta, ecco che mi si presenta l’occasione di poter ammirare la band francese dal vivo. Dove? Al Godot Art Bistrot di Avellino. Ammetto che, nei giorni antecedenti al concerto, fremevo all’idea di poter assistere ad un live di questa caratura, e le mie attese sono state pienamente soddisfatte.

Rinnovati nella formazione, gli Ulan Bator sono diventati, ormai da un bel po’ di tempo, la creatura di Amaury Cambuzat, cantante e chitarrista, unico membro fondatore ancora presente, nonché musicista di grande talento ed artista dalla profonda sensibilità. L’approccio è di quelli che scuotono le fondamenta: un vero e proprio viaggio tra le percezioni e le sensazioni più pure. Potente, oscuro, martellante, imprevedibile, magico, onirico. Ci sarebbero molti aggettivi per descrivere l’idea di suono proposta dalla band: tutti molto validi, ma difficilmente esaustivi. Questo perché il live degli Ulan Bator è qualcosa che va provato sulla propria pelle, un evento capace di incantare ed accattivare sin dalla prima nota. Circa settanta minuti di pura suggestione delle emozioni, enfatizzata dal canto in lingua d’oltralpe e dall’attrazione psichica che caratterizza la voce di Amaury. Le influenze dei Can, dei Sonic Youth e degli Swans sono piuttosto evidenti, ma è la personalizzazione dell’attitudine e delle sonorità a fare la differenza. Abracadabra suona in maniera eccellente anche dal vivo, Amaury Cambuzat si conferma uno dei migliori esponenti, a livello mondiale, del rock d’avanguardia.

Un ringraziamento speciale a Luca e Bianca. Ed ovviamente al Sig. Godot.

Gerry D’Amato