WIRE
"Nocturnal Koreans"
(Pink Flag, 2016)

WirePronti a virate soniche dentro a enigmi, interrogativi, disillusioni e melodie da strapazzare sottovoce? Ebbene abbiamo quel che fa per voi, Nocturnal Koreans, ultimo capitolo discografico degli inglesi Wire, forse il disco che più di tutti gli altri mette all’aria i vizi segreti e le altrettante virtù di una band che si è fatta da se, una unione di forze e spine elettriche che da tempo allieta gli amanti di un alt-pop di poche grinze e che scivola diretto (e senza fronzoli) nelle trombe di Eustachio di molti.

Un circa 27 minuti divisi in otto tracce di “roba bella” che circolano indisturbate al centro di un post-punk, di un pop smanioso e gravitazioni magnetiche elettroniche che fanno ballare e sudare, senza dimenticare le evidenti capacità della formazione di disegnare emozioni a bizzeffe che fanno padronanza e gusto per un ascolto dai toni spumeggianti.

Frisando gli anni ’80 che colorano di bluette certe parti del disco Dead Weight, Internal Exile, Pilgrim Trade, la scaletta procede impettita con il blitz punky della titletrack, i distorsori ballettanti che spingono Numbered e la loureediana botta di vita che Fished Bones “infligge” beatamente a chi si trova nel suo raggio d’azione, poi il pensiero fitto del replay ha il sopravvento!

Max Sannella