FLUSSI 2016
(Avellino, 25-28 agosto 2016)

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FLUSSI 2016

Ho perso da così tanto la cognizione del tempo e dello spazio che, ormai, i principali eventi musicali e culturali, campani, costituiscono un sicuro punto di riferimento e di orientamento. Con Flussi, termina ufficialmente l’estate. Dopo la fine del festival, mi sono preso qualche giorno per metabolizzare ciò che è stato, ciò che ho visto, ascoltato, percepito ed apprezzato. A dover di cronaca, ma soprattutto per onestà intellettuale, preciso che, per motivi indipendenti dalla mia volontà, ho clamorosamente mancato gli appuntamenti, tutti molto interessanti, ospitati sull’Esp Stage della Casina Del Principe. Pertanto, questo live report sarà totalmente incentrato sulle performance del Main Stage.

Tema centrale di questa edizione, è stato il minus habens, “Il nostro modo per smascherare il paradosso di questo mondo calcolante e valutante, che crea gerarchie in virtù della capacità intesa nel suo modo più bieco: capacità di appropriazione e sopraffazione, piuttosto che capacità di immaginazione e comprensione. Minus habens, l’incapace, lo stolto, il poco dotato, il disadattato, il malato, l’emarginato, il recluso; ma prima di ogni altra cosa, il fondo da cui tutti veniamo, la stupidità che ci costituisce, la finitezza”. Così campeggia nella home del sito del Festival, affiancato da una frase di René Char, che condivido e sottoscrivo: “Sviluppate la vostra legittima stranezza”.

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BALANCE

Day 1: Ad inaugurare la terrazza del teatro “Carlo Gesualdo”, è stato Balance, interessante progetto portato avanti da due istituzioni dell’elettronica “made in Italy”, Luciano Lamanna e Davide Ricci. Un sound che fonde dark ambient, industrial e techno, così da creare una miscela esplosiva atta ad alzare subito l’asticella, tale da far presagire una serata bollente. Segue l’esibizione di Key Clef, al secolo Livia Borzetti, resident del collettivo capitolino LSWHR, con un suono decisamente “undergroud”, derivazione perfetta della più pura cultura rave. È il turno, poi, di High Wolf, artista americano della scuderia Not Not Fun Rec., e della sua “psichedelia spirituale”. Anche qui, un’esplosione di potenza: decisamente una delle sorprese più liete del festival. Chiude r²π, progetto di Lino Monaco e Nicola Buono (Retina.it), Pier Mariconda (PRG/M e Subion) e Luigi Cicchella (Ruhig). Techno a tutto volume per “i padroni di casa”, in un set dalle forti vibrazioni e dagli scossoni micidiali. Anche qui, solo applausi.

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MATTER

Day 2: Seconda serata che viene aperta dal bravissimo duo Meta-. Luigi Calfa e Simone Giudice, insieme dal 2013, presentano un’opera audio-video che sconvolge e scompone tutti i connotati spazio/temporali. Tocca, poi, a James Welburn e Nico Lippolis. Basso processato e batteria da guerra, per il duo italo-norvegese dal suono martellante e decadente. Volendo scomodare grossi paragoni, un ibrido tra i primi Swans e i Sunn O))). Neanche il tempo di riprendersi dalle sberle fuoriuscite dagli amplificatori, che sul palco sale una vera leggenda dell’elettronica mondiale: Felix Kubin. Sinceramente, non mi sento qualificato per descrivere il suo live: lascio parlare la sua storia che, si spera, sia nota a quelli che leggeranno questo articolo. Cala il sipario con la performance di Matter (Fabrizio Matrone). Un sound gelido, sintetico, cupo: l’ideale per chiudere dopo le follie (in senso super positivo) vissute.

Day 3: Aprono la terza serata gli Uroboro, proponendo uno spettacolo audio-visivo davvero suggestivo. Un suono in perpetua espansione, richiamando, perché no, il significato tradizionale del loro nome: Uroboro, infatti, è il serpente che si nutre della propria coda. Ritornando a noi, credo che quello di Maria W Horn sia stato, almeno per me, il punto più alto dell’intero festival. Qualche tempo fa, spulciando sul web, avevo trovato diversi streaming dell’artista svedese, rimanendone profondamente colpito. Semplicemente devastante, nel suo modo di far, letteralmente, tremare l’intera terrazza: assurdo! Tocca, poi, a Mark Fell, pilastro dell’elettronica “made in UK”, mantenere alto lo status delle cose. Per la serie: ti piace vincere facile? L’uomo di Sheffield e le sue sperimentazioni fanno a pieno il proprio dovere, andando addirittura oltre. Il punto finale sulla serata lo mette un’altra stupenda performance audio-visiva, questa volta ad opera di Franck Vigroux e Kurt D’Haeseleer, in quello che loro definiscono “un viaggio post-digitale verso l’Antropocene”.

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HARMONIOUS THELONIOUS

Day 4: Ultima serata e nostalgia che già fa capolino durante il tragitto in macchina. L’apertura spetta a XY Zeebra, duo composto da Luca Pastore e Diego Rienzo, e alla loro proposta nata dalla fusione di dubstep, techno, drone, attraverso manipolazioni accurate e puntuali. Ben fatto! C’è, poi, Harmonious Thelonious, al secolo Stefan Schwander. Anche lui volto noto al grande pubblico, impressiona con il suo suono a metà fra un rito voodoo, o qualcosa di simile, e una sorta di “rock” sperimentale. Palla a Florian Mayer (Don’t DJ) e al suo ecclettismo sonoro, che spiana la strada alla chiusura affidata a Ruhig, Luigi Cicchella. Una performance di grande impatto, potente ed abrasiva, degna conclusione di un festival stupendo.

Frastuoni ringrazia l’associazione culturale Magnitudo, e tutto lo staff, per la splendida accoglienza, e vi dà appuntamento alla prossima edizione. È stato tutto bellissimo e lo sarà sempre. Lunga vita a Flussi! Grazie.

Gerry D’Amato