FREE NELSON MANDOOMJAZZ
"The Organ Grinder"
(RareNoise, 2016)

Il trio scozzese nasce cinque anni fa, nella capitale Edimburgo dall’incontro tra Rebecca Sneddon (sax contralto), Colin Stewart (basso) e Paul Archibald (batteria e percussioni), con l’atipica ed intrigante aspirazione di miscelare sonorità free jazz e doom metal. L’alba discografica, siglata dall’EP Shape Of Doomjazz To Come nel 2011 è seguita dopo due anni da Saxophone Giganticus, altro “mini LP”, prologo alla contrattualizzazione con la label italo-londinese RareNoise, che si materializza nel 2015 attraverso la ristampa su un unico CD/LP dei suddetti “4 tracce” e la realizzazione del full lenght d’esordio Awakening Of A Capital. La band mantiene alto il proprio climax musicale con The Organ Grinder, nuovo album che vede come “guests” in cinque pezzi, il trombettista Luc Klein e il trombonista Patrick Darley; da citare inoltre la performance del poliedrico batterista Archibald al piano e all’organo. Disponibile sia in doppio vinile che in compact disc, The Organ Grinder si snoda in poco oltre settanta minuti dispiegati in undici tracce, un percorso strumentale oscuro e avvolgente, disegnato prevalentemente dall’intenso, ossessivo, spesso catacombale basso elettrico di Stewart e dal sax a sprazzi deragliante di Rebecca Sneddon, nel quale spiccano l’ispirata cover di Calcutta Cutie, song di Horace Silver datata 1964, l’insano ed inquietante miasma sonico sprigionato dagli oltre dieci minuti di The Woods, pezzo più lungo del disco, la ritmata, plumbea e marziale Bicycle Day, le vivide “esalazioni luciferine” di Inferno Pt. 1 e l’epilogo Om, fascinosa spirale psichedelica di oltre otto minuti, sorprendente, sotterranea escursione sonora incentrata soprattutto sul sax e un organo di reminiscenza floydiana. Immaginate Black Sabbath e Electric Wizard incrociare Sun Ra e la sua Intergalactic Arkestra, per un insolito e magico labirinto di suoni, tutto da scoprire.

Luciano De Crescenzo