GHOSTWRITER
"S/T"
(S-s, 2016)

Bisogna andare indietro di qualche mese, esattamente al 4 novembre del 2016, per dare una data precisa all’uscita di un album che, a distanza di ben 8 mesi, risulta ancora di una potenza inaudita. Loro si chiamano Ghostwriter, provengono dagli Stati Uniti, e questo è il loro album d’esordio, una scaletta di dieci brani abrasivi e allucinati, nati da un’ispirazione devota al più viscerale e controverso rockabilly alla Suicide e al più oscuro post-punk, il tutto condito da sonorità psichedeliche davvero sconcertanti. Prodotti dalla super label S-s Records, la band proviene da Orland, California, già patria dei bravissimi Nothing People. La musica dei Ghostwriter è terrificante, concentrata su un utilizzo degli strumenti de-costruttivo, una manipolazione imperterrita e corrosiva della voce, della chitarra, del basso, della batteria e del sintetizzatore. Quadretti “dark naif” da incubi post-industriali, litanie da psicosi collettiva, visioni bad trip, turbamenti elettrici al limite, devasti psico-sonori, deserti di alterazione della lucidità. I dieci brani che compongono il disco hanno, pur nella loro diversità compositiva, un coesione dei suoni davvero unica, un esempio sono il rockabilly industriale di Platic Mass, incentrata su di una chitarra minacciosa ed una batteria incessante, fino ai ritmi alterati della sincopata Witness. Ghostwriter è un album da ascoltare con calma e devozione, la fusione di più generi non fa altro che valorizzare la creatività di questa band, capace di fondere magistralmente i suoni della tradizione con il rock più visionario dei ’60 e quello più oscuro dei fine ’70. Come nel rock psych-dark di Train Off Rail, o nelle pratiche hard-mantra dell’allucinata Hand Picked, un vortice che ci riporta alle composizioni dei maestri Chrome o dei synth-punk Screamers. Come dei Cramps in acido i suoni si fanno sempre più violenti e profondi, una sublime aggressività di raro fascino. Tutte le songs meritano un ascolto, Not My Type, Lens, Ghost Toens, Penelope Lectric, tutte da ascoltare ad occhi sbarrati, la sensazione che avremo è quella di un turbine che ci passa nel cervello!

Marco Frastuoni