4GIFTGAS
"Beauséant"
(Extremocidente, 2017)

Collettivo misterioso che cela la sua identità dietro maschere antigas e nomi di gas venefici, quello dei 4giftgas è un esordio che grida a squarciagola “ci siamo anche noi” all’interno della scena post-industriale contemporanea, avvalendosi di un titolo quantomai sintomatico come Beauséant, motto dei cavalieri Templari che inneggia alla forza d’insieme del gruppo compatto, dove ogni sua parte si fa arma efficace per un successo sicuro. Stessa cosa capita con questo esordio sulla lunga distanza uscito a febbraio per la portoghese Extremocidente, preceduto da un assaggio del lavoro complessivo denominato La Premiére Exhalation De 4giftgas risalente al 2013 e contenente due pezzi (Cyanide ed Anvil) che ritroveremo nel nuovo lavoro. Tutte le parti in gioco si fanno elemento indissolubile ed indispensabile per un’esperienza d’ascolto impattante, a tratti disturbante ed in altri ritmicamente ammaliante, un crogiolo di sperimentalismo elettronico che esce da qualsiasi costrutto pur pescando a piene mani da molti stilemi differenti, dall’elettro-industrial al dark ambient passando per noise e pulsazioni tribali. Troviamo intanto la grafica di Gabriele Fagnani (Corazzata Valdemone, Solco Chiuso), l’impeccabile mastering di Yvan Battaglia (Carnera, Les Champs Magnetiques) e molti contributi di artisti vari che affiancano il misterioso progetto: troviamo gli ANTIchildLEAGUE nella colloidale e corrosiva intro di Cianide, con la voce di Gaya Donadio che ne accentua ulteriormente l’atmosfera venifica, così come accade anche nelle ritmiche vorticose e minacciose di Earth Inferno. Max Scordamaglia ci allieta con le atmosfere fumose e taglienti di De-generate Noise, mentre Solimano Mutti (TSIDMZ) dona il suo tocco ritmico-marziale alla cupa e granitica The Caresse And The Whip. Viola Mondello si occupa poi delle vocals nella danza insettoide di Not Fragile, mentre è Sarin10077239 a sconquassarci tra gli squarci harsh noise di Anvil. A nome 4giftgas rimangono la ritmicità pseudo EBM di Monossidol (che vede anche un ottimo remix a nome Carnera a conclusione dell’album), i soundscapes decadenti ed apocalittici di Litanies, le stilettate noise di Fosgene Mon Amour e le cupe lande nebbiose e mefitiche di Demon Est Deus Inversus. Lavoro variegato e validissimo, frutto di un lavoro collettivo studiato nei minimi dettagli e realizzato con maestria invidiabile. Un manifesto terrifico e stimolante al tempo stesso, lascito di un periodo d’oro della sperimentazione multi-sfaccettata che stiamo vivendo in questo momento.

Lorenzo Nobili