EUROPEAN GHOST
"Collection Of Shadows"
(Unknown Pleasures, 2018)

A due anni dalla pubblicazione del convincente Pale And Sick recensito su queste pagine, esce il secondo albo degli italiani European Ghost dal titolo Collection Of Shadows, sempre per la transalpina Unknown Pleasurex Records.

Rispetto alla precedente uscita, il suono del trio Bolognese abbandona quel clima disperato e claustrofobico degli esordi prendendo respiro e costruendo delle melodie coinvolgenti ed accattivanti, quasi noise sotto il profilo dell’emotività. Le 10 tracce che compongono questa nuova release assumono adesso la forma canzone distaccandosi dalla struttura concept che aveva caratterizzato il lavoro del 2016.

Il suono è dark ma lontano da qualsiasi mood legato a mode o generi; c’è luce ma non è giorno. I synth di Giuseppe Taibi sono usati come lame di rasoio, le chitarre di Mario D’Anelli dirette ed avvolgenti mentre la voce di Cristiano Biondo cupa e tesa. Il freddo ed apocalittico scenario inizia a schiarirsi ed i fantasmi che camminavano sui resti di un continente in declino sono diventati ombre. Sicuramente chi ha seguito le vicende dei gruppi d’appartenenza dei 2/3 della band (Two Moons e Black Veils) non si meraviglierà di questa evoluzione creativa.

L’incedere epico di Suspended In The Void apre l’album e sulla stessa scia anche le successive Another Vision e Dream House; i sogni prendono il sopravvento sulle inquietudini passate ed ora anche quel vuoto gravitazionale inteso come stato d’animo ha un senso. Man mano i toni del post-punk prendono sostanza ma la particolarità dove più riescono gli European Ghost sta nel creare una bivalenza di atmosfere. Skeletons Are Dancing e la title-track sono canzoni piuttosto intimiste; l’elettronica di My Hibernation si contrappone ai riff metallici di Acid Man e Moderate in cui tornano prepotentemente i fantasmi del passato. I tormenti dark-wave di Return ed i ritmi lenti di Black Ocean dove la vocalità di Biondo fa assumere alla stessa un andamento onirico, chiudono il disco.

Album riuscitissimo in tutti gli aspetti, gli arrangiamenti sfiorano la perfezione ed il termine progetto sta sicuramente stretto al gruppo. Ma viste le premesse fin dall’iniziale collaborazione dei musicisti c’era da aspettarselo.

Luca Sponzilli