THE IDLES
(19 luglio 2022, Cinzella Festival, Cave di Fantiano, Grottaglie (TA))

La band di Bristol si presenta al pubblico del Cinzella Festival con un concerto d’impatto e pura potenza, con un sound di “brutale bellezza”, regalandoci un’ora e mezza di show al fulmicotone! Joe Talbot ha corde vocali d’acciaio graffiando con il suo “spoken word” e scalfendo “non melodie” arrivando sino ai confini dell’hardcore. Lee Kiernan, un folle alla chitarra, non risparmia un briciolo di energia nella sua coreografia convulsa e sbilenca, più volte scende a suonare tra il pubblico. Mark Bowen, l’idolo indiscusso della serata nel suo ormai iconico abito da donna, si concede ai fan in un crowd surfing sfrenato, strillando al microfono. Suonano forte i due ,”graffiano inferociti” controllando e gestendo il noise con le loro chitarre sporche e i suoni “grezzi”, distorti e dissonanti nelle strofe.

Le colonne portanti della band sono Adam Devonshire e Jon  Beavis, rispettivamente basso e batteria, compatto e granitico il primo, macchina da guerra il secondo. Entrambi riescono ad enfatizzare il sound incastrandosi alla perfezione, creando una base molto potente e riuscendo a gestirlo in maniera efficace, senza disperderlo, senza sperperarlo! La prima esplosione sonora arriva lentamente con Colossus e subito dopo il noise punk Car Crash, chitarre ipersature e quadrature ritmiche: su ordine di Joe il pubblico crea una grande voragine, poi la violenta collisione. La polvere comincia ad alzarsi e il pogo diventa sfrenato per l’ormai iconica Mr. Motivator, singolo dell’album Ultra Mono. Joe dichiarò in una vecchia intervista: “il brano fu scritto per incoraggiare il nostro pubblico a ballare come se nessuno stesse guardando e ad attraversare questi tempi bui con una canzone che è un machete di due tonnellate e con la più bella comunità di cazzoni mai assemblati”. Andiamo. Tutto è amore.

Si prosegue con Grounds e di seguito la splendida Mother, scritta per la madre di Joe e la sua lunga malattia affrontata. Il momento perfetto del live arriva con l’esecuzione di Divide And Conquer, poi finalmente è il momento del nostro brano preferito del nuovo lavoro Crawler, uscito il 12 novembre 2021 per la Partisan Records: il soul nevrotico della splendida The Beachland Ballroom ci divora l’anima,  “… if you see me down on my knees / Please, do not think that I pray / Damage, damage, damage …”.

In Never Fight A Man With A Perm la band sferra giù dal palco tutta la propria rabbia a cui segue Crawl!, riff potenti e devastanti. Il pubblico prende un attimo di respiro ma restando sempre in tensione con MTT 420 RR, lo scorrere del tempo sale sempre più, e Joe con la sua voce da “crooner” cerca di trascinarci con lui in quella tragica notte di cui parla la canzone. In The Wheel il ritmo diventa opprimente, Adam e Jon trasformano in musica le parole di Jon ricreando alla perfezione il suo stato d’animo, in un ritmo frenetico proprio come di una vita spinta oltre ogni limite: “I got on my knees and I begged my mother, with a bottle in one hand.”.

Foto di Francesco Stramaglia

Assistere ad un concerto di una band nel pieno delle proprie potenzialità è qualcosa di energico e stimolante, non si possono staccare gli occhi dal palco: anche perché con il trittico di Television, A Hymn e War la band si surriscalda e siamo immersi ormai nella polvere del pogo, addentrandoci sempre più nel suoni e in questo universo combat-post-punk-disagio-e-rabbia che ci spazza via con Wizz e i tre brani finali. I’m Scum, con coro urlato dal pubblico ormai diventato incontrollato; ancor più Danny Nedelko, l’inno e manifesto di una generazione, da cantare e urlare a squarcia gola: “My blood brother is an immigrant / A beautiful immigrant / My blood brother’s Freddie Mercury / A Nigerian mother of three / He’s made of bones, he’s made of blood / He’s made of flesh, he’s made of love / He’s made of you, he’s made of me Unity” … “Fear leads to panic / Panic leads to pain / Pain leads to anger / anger leads to hate”.

Con questo brano si va oltre, il messaggio è forte e assolutamente necessario per una band come gli Idles, che ancora una volta ci ricordano che la musica e il rock sono anche impegno e militanza, deve aprire le menti e urlare quello che è sbagliato! Questo live straordinario non poteva che chiudersi con Rottweiller. Il crescendo di suono e urla ci catapulta in uno stato euforico di agitazione e la band sembra un razzo lanciato a tutta velocità che surriscaldandosi esplode in mille pezzi: “Keep going! / Keep fucking going! / Keep going! /Fuck ‘em! Fuck ‘em! / Go! / Smash it! / Ruin it! / Destroy the world! / Burn your house down!”.

Francesco Stramaglia

 

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