PIXIES
"Doggerel"
(BMG Rights Management, 2022)

Ottavo lavoro in studio Doggerel per i Pixies, decana band di Boston (Massachusetts), che a partire dalla seconda metà anni ’80 ha materializzato il concetto di un sano, rumoroso, imprevedibile nei risvolti compositivi, eclettico pop-rock indie/alternative (più rock che pop). Artefice di tutto essenzialmente il talento creativo sfaccettato del pingue Black Francis, cantante e chitarrista, coadiuvato efficacemente dalla bassista Kim Deal e dal chitarrista Joey Santiago.

La storia discografica dei Pixies è perlomeno bizzarra: una prima fase inaugurata dall’EP Come On Pilgrim (1987) seguito da quattro fondamentali full-lenght per la storia e l’evoluzione dell’indie rock americano (Surfer Rosa, 1988 – Doolittle, 1989 – Bossanova, 1990 – Trompe Le Monde, 1991) in cui già Black Francis e c. regalavano al mondo una generosa mole di chicche alternative-rock di stampo trasversalmente e morbosamente melodico, rifrazioni policromatiche e intriganti (anche nei testi della band) delle labili inquietudini esistenziali di una generazione americana in bilico tra due decenni molto diversi: una chicca per tutte, l’arcinota Where Is My Mind (era su Surfer Rosa del 1988), contenuta anni dopo anche nelle soundtrack di più di una pellicola di fine XX secolo ed inizi XXI (Fight Club, Knock Knock, Mr. Nobody etc …). Poi bruscamente l’attività discografica della band si interrompe per ben 23 anni per riprendere nei 2000 con Indie Cindy, 2014 – Head Carrier, 2016 – Beneath The Eyrie, 2019 sino a questo nuovissimo Doggerel.

Un lasso di tempo lunghissimo interrotto dalla pubblicazione di EP1, 2013 – EP2, 2014 – EP3, 2014, ma anche e soprattutto dalla incredibile bulimia artistica di Black Francis che tra suoi dischi solisti, compilation, EP, collaborazioni e side-project incide tra il 1993 e il 2011 ben 19 dischi. Ci permettiamo di consigliarvene alcuni: Frank Black, 1993 – Teenager Of The Year, 1994 – The Cult Of Ray, 1996 – Frank Black And The Catholics, 1998 – Pistolero, 1999, Frank Black Francis, 2004 – Honeycomb, 2005 – Fast Man Raider Man, 2006 ma in generale anche negli altri la qualità musicale non è mai venuta meno.

La line-up di Doggerel conferma Black Francis accompagnato da Paz Lenchantin: bass guitar, keyboards, backing vocals – David Lovering: drums e soprattutto il fedele Joey Santiago alla chitarra solista, che stigmatizza nel disco la sua abilità nel creare “riff” chitarristici potenti (There’s A Moon’ On, Doggerel) a perfetta integrazione delle song. Composizioni che coerentemente con il titolo del lavoro (tradotto in italiano: “filastrocca”) hanno spesso e volentieri le sembianze – come nella più pura e collaudata estetica artistica dei Pixies – di intriganti, cadenzate e oblique “filastrocche” elettriche (Haunted House, Doggerel, Get Simulated memore di britannica new-wave ’80), ballate corali (You’re Such A Sadducee) se non inaspettatamente fischiettate (Pagan Man), con l’eclettica Paz Lenchantin che fa per tutto il disco un gran lavoro con le sue ipnotiche linee di basso sempre in grande evidenza, i suoi keyboard misurati e funzionali, nonché supportando con efficacia Black Francis ai backing vocal.

Un disco che pur non recando innovazioni o svolte musicali di sorta nel sound della band conferma, anzi ottimizza ad altissimi livelli, la genialità trasversale di una concezione e confezione – maturate in ben 35 anni di attività – di un indie alternative rock che riesce ad essere anche piacevolmente radio-friendly, cantabile, senza assolutamente scadere nel mainstream, e con grandi aperture melodiche (Thunder And Lightning, There’s A Moon On, il mid-tempo di Who’s More Sorry Now?), a sfiorare il più gradevole power-pop di matrice americana (The Lord Has Come Back Today).

Come sempre nei Pixies – dulcis in fundo – anche in Doggerel la quadratura del cerchio è data dallo sbilenco mutevole eclettismo vocale e interpretativo di Black Francis che in alcuni brani sfodera anche la seducente arma del talkin’: nella iniziale, cadenzata, cangiante Nomatterday (straordinaria, l’episodio forse più affascinante del disco), in Dregs Of The Wine con una grande performance chitarristica di Santiago, sino ad assumere fattezze da predicatore laico nell’epica Vault Of Heaven. Un disco Doggerel godibilissimo, per concludere, che conferma la band, ormai più che matura, un punto fermo e imprescindibile nel panorama rock internazionale. Lunga vita ai Pixies, lunga vita a Black Francis.

Pasquale Boffoli

 

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