MARIO SCHIANO, DOMENICO GUACCERO, BRUNO TOMMASO, ALESSANDRO SBORDONI
"De Dé"
(Folkstudio, 1977)

Mario Schiano, Domenico Guaccero, Bruno Tommaso, Alessandro SbordoniL’estemporaneo ensemble composto da Domenico Guaccero, Bruno Tommaso, Alessandro Sbordoni e soprattutto Mario Schiano, uno dei padri del free jazz in italia, in omaggio al poema di Stéphane Mallarmé “Un Coup De Dés N’Abolira Jamais Le Hasard” (Un tiro di dadi mai abolirà il caso), uno dei punti di riferimento della poesia visiva, di cui non possiamo non citare anche il surrealistico tributo filmico di Man Ray “Les Mystères Du Château De Dé” (I misteri del castello del dado), intitolò De Dé l’unico proprio album pubblicato nel 1979 dall’etichetta romana Folkstudio.

Il destino di questo vinile con disegno di copertina raffigurante non a caso un dado sulle cui facciate sono disposti diversi strumenti musicali, fu molto infausto. Una buona parte delle già poche centinaia di copie stampate, restando invenduta, fu rispedita alla casa discografica per essere riciclata. Si presume che se ne siano salvate non più di una sessantina, attualmente quasi introvabili anche sul mercato del collezionismo. A nulla è valsa una ristampa in CD della Splasc(h) Records nel 1998 ormai anch’essa di difficile reperibilità, dei brani ancora oggi sembra non vi sia traccia alcuna nemmeno in rete, rendendo questo lavoro non solo raro, ma purtroppo anche quasi del tutto dimenticato. Un vero peccato trattandosi senza dubbio di uno dei migliori lavori di sperimentazione musicale e improvvisazione jazz mai realizzati in Italia e non solo. Giocoso, privo di noiosi concettualismi e alquanto libero da modelli di derivazione straniera. Su tutto il disco troneggia il sax del partenopeo Mario Schiano dalle sonorità stridenti e atonali, che deforma melodie pop, musiche tradizionali e canti popolari (es. Bella Ciao). Il primo lato è interamente occupato dalla title track, uno stupefacente collage dadaista composto da dissonanti quadretti sonici creati non solo con vari strumenti orchestrali e percussivi, ma anche con un sintetizzatore e diversi oggetti “suonati” (lamina di rame, bottiglie, barattoli). Risultato: un capolavoro dell’improvvisazione che non perde nel caos la sua capacità di trasferire emozioni nell’ascoltatore. Girando lato invece troviamo cinque tracce che racchiudono più brevi e diretti ma altrettanto geniali “momenti”, come Lissio, rivisitazione surreal-demenziale stile Residents del tipico ballo romagnolo, Quell’Estate Senza Te, straziante solitudine per sax scossa da agitate frequenze elettroniche o Come Silenzi, perfetto dialogo suono-silenzio.

Che facciano presto … lo ristampino!

Danilo D’Alessio