Immaginate la periferia di una città americana (Philadelphia, Cleveland, Minneapolis …) di un sabato notte dove temerari al volante si sfidano a duello in gare di velocità e voi siete seduti fuori ad uno squallido bar con una bottiglia di Jack Daniels; le uniche luci visibili oltre ai fari delle auto dei riders sono quel che resta dei neon di un motel ed in quel frangente si prova l’ebbrezza del movimento pur stando fermi. La musica dei Black Corrida, duo proveniente da Vicenza ma con base in Londra, suona esattamente come lo scenario appena descritto. Le dieci canzoni che compongono Moorea loro album d’esordio pubblicato dalla triestina Mold Records, sono come pallottole sparate nel cuore della notte; all’interno del disco esplode la vena deflagrante di certi schemi-non schemi sonori. La ritmica è composta dalla sola batteria e la voce impestata di blues del cantante Steve (al secolo Stefano Barcarolo che suona anche la chitarra), su cui aleggia fortemente il fantasma di Rowland S. Howard, si trova completamente a suo agio in questo climax/anti-climax/climax. È una realtà che si muove tra incubo ed estasi (The Reminiscent, Merry Wake Son, The Daughter Of Joy, The Lord, The Ghost, The Prairie), dal calore torrido (Down In Mexico) e dagli atteggiamenti da malefatta al limite della tollerabilità (Ira The Jack Chavez). Parlavamo di schemi o meglio di non-schemi su cui si muovono i brani all’interno del disco; l’iniziale Deadwood, Coursed e Leaky Morality non concedono grosso spazio ad alcuna sortita figuriamoci a questo intrattabile rock’n’roll. Con The Saddest Race, che chiude, si ha la conferma di quante intuizioni ha Moorea tali da spazzar via il minimo dubbio d’attendibilità. Ciò che viene espresso è l’ennesimo sintomo della salute che sta vivendo una certa scena musicale italiana odierna con l’invito ad ascoltare certe band dal vivo. I Black Corrida sono devastanti, provocatori ma allo stesso tempo capaci di creare un feeling molto coinvolgente e se vi è rimasto un po’ di giudizio, o meglio se non vi è rimasto affatto, non dovete assolutamente perdere questo lavoro. Il 2019 era iniziato con ottimi auspici ma si sta concludendo oltre ogni aspettativa.

Luca Sponzilli