EDUARD ARTEMIEV
"Solaris (Original Soundtrack)"
(Мелодия, 1972 – Superior Viaduct, 2013)

Eduard ArtemievLa rivalità durante la guerra fredda nella corsa allo spazio tra Stati Uniti e Unione Sovietica non si svolgeva solo sul piano della tecnologia aerospaziale, ma anche nella costruzione di un immaginario futuristico capace di suggestionare le masse: immagini, films, musica, ma anche suoni elettronici prodotti dai primi sintetizzatori. A tal proposito uno dei più incredibili ed esoterici sintetizzatori di sempre, inventato dai sovietici, fu il fotoelettrico e polifonico ANS elaborato da Yevgeny Murzin tra 1937 e il 1957, dedicato al compositore Alexander Nikolayevich Scriabin, occultista e tra i primi esponenti della teoria dei colori applicati ai suoni. La sua incredibile particolarità è che si suona anche senza una tastiera, ma si incidono immagini su lastre di vetro ricoperte di mastice nero, all’interno di una sorta di finestra, la macchina così fa brillare una luce attraverso le incisioni verso una serie di fotocellule che innescano una vasta gamma di toni in tempo reale. L’unico esemplare esistente è conservato all’Università Statale di Mosca. Non immuni al suo fascino alchemico fra vari musicisti vi furono i Coil, che realizzarono nel 2004 con il misterioso marchingegno un triplo CD dal titolo ANS. Sebbene la composizione più nota e riuscita con il sintetizzatore, ristampata ufficialmente per la prima volta dalla Superior Viaduct, è la colonna sonora di Edward Artemiev del film “Solaris” (1972), capolavoro fantascientifico di Tarkovsky, (considerato la risposta sovietica a “2001: Odissea Nello Spazio”).

La soundtrack incentrata sulle variazioni per organo del melanconico pezzo di Bach Chorale Prelude In F Minor (BWV639) è come se esplorasse anche essa con le spettrali, armonie microtonali del sintetizzatore, all’interno delle cerebrali immagini di Tarkovskij, i misteri del pianeta Solaris che si fondono con lo spazio interiore dei personaggi a bordo della apparentemente desolata stazione spaziale. Musica per naufragi cosmico-esistenziali con forte nostalgia terrestre, destinati ad una progressiva e continua trasfigurazione del tempo e della memoria. In definitiva il disco deve essere considerato un fondamentale tassello di siderale e introspettiva space-ambient da accostare alle opere di altri iniziali guru dell’elettronica come Louis And Bebe Barron, Morton Subtonick, Cluster e Popol Vuh.

Danilo D’Alessio