ZIDIMA
"Buona Sopravvivenza"
(Nel Mio Nome / I Dischi Del Minollo / Rumori In Cantina, 2015)
Trascorsi quasi cinque anni dal precedente lavoro in studio Cobardes, i lombardi Zidima (Roberto Magnaghi alla chitarra, Manuel Cristiano Rastaldi al microfino, Cosimo Porcino al basso e Francesco Borrelli alla batteria) ritornano sulle scene dell’underground italiano con i nove brani che compongono Buona Sopravvivenza, un lavoro dalla forte personalità. Stampato ad aprile in vinile in sole 300 copie ed in CD in sole 100 copie, il nuovo disco, anticipato tempo addietro dal singolo Come Farvi Lentamente A Pezzi, è una miscela esplosiva di buon rock per niente scontato e di versatile qualità compositiva. Tutti i brani sono carichi di un’adrenalina nervosa, affascinante e compulsiva, un muro di suoni energico, forte ed evocativo, unione di un rock affiatato figlio degli anni ’90, ma proposto con una personalità spigliata, sensibile ed attuale.
L’impatto iniziale è molto forte, con Un Oceano Di Fiati Distrutti, non da meno la graffiante Inerti, Comodi E Vermi (un’assalto alla sporca e parassita classe politica italiana?) che martella non poco i nostri timpani. Trema Carne Mia Debole, ondeggia sinuosa tra alti e bassi mettendo in evidenza le doti vocali di Manuel e di tutta la band. Decisamente affascinati da tutto il rock americano degli anni ’90, uniscono con maestria gli strumenti creando un sound potente e viscerale, come nella veloce L’Autodistruzione, o nella raffinata e senza peli sulla lingua Sette Sassi. È la volta di Yogurt, a parer mio una delle composizioni più intriganti dell’intero album, un ritmo spezzato e un cantato sincopato superlativi ci scuotono irreversibilmente, “Mi attacco a tutto ciò che ho …” canta ipnotico e noise il Rastaldi mentre la band sul finale spara gli ultimi proiettili dagli strumenti come un assalto frontale al nemico. La voce di Miriam Cossar e i synths di Giovannardi aprono Saziati, e come Ustmamò in vapori alcolici e tribalismi Marlene, i Zidima ci regalano una delle tracce più coinvolgenti. Chiudono impazzite Come Farvi Veramente A Pezzi, 4 minuti e 18 secondi al fulmicotone con testo schiacciacervello e l’emblematica strumentale Buona Sopravvivenza, visionaria, amara e “punk”, le quali terminano un lavoro pregevole, ispirato e ben suonato, unione sincera di un rock senza incertezze, figlio diretto di un suono che ha i suoi maestri, oltre che in alcune band d’oltreoceano come già detto, in artisi italiani come Massimo Volume, Fluxus e Marlene Kuntz.
Ma i Zidima non sono secondi a nessuno, perchè non giocano a suonare, ma lo fanno davvero, e, con questo lavoro (e con i testi, mai lasciati al caso, che affondano le radici in una scrittura di protesta mai scontata o in un esistenzialismo metropolitano che solo una città come Milano e la sua fottuta provincia può generare) sembrano ancora più ispirati rispetto ai lavori precedenti. L’irruente genuinità del loro suono è la loro più sincera bandiera. Sensibilmente nervosi …
“Il cuore mio che non dimentica …”
Marco Pantaleone