GRAFFITI – THE BYRDS
Roma (The Piper Club), 7 Maggio 1968

Il First International Pop Festival a Roma finisce così, con quattro gatti al Piper ed un buco nell’acqua grande come un Palazzo dello Sport. Siamo nel 1968, organizzano questo evento poco pubblicizzato e metà dei nomi annunciati nelle varie serate daranno forfait. Alcuni dei nomi illustri presenti in cartellone: Traffic, Captain Beefheart & His Magic Band, Fairport Convention, Buffy Saint Marie, Move, Blossom Toes, Ten Years After, I Camaleonti, Donovan, Julie Driscoll Brian Auger & The Trinity, Nice, I Giganti, Pink Floyd, Soft Machine. 800/1.000 persone per le prime tre serate (4-5-6 maggio), la quarta sera con i Byrds viene dirottata al Piper Club. Io che avevo prenotato il mio biglietto in platea per vedere i Byrds mi recai nel tardo pomeriggio al Palaeur che trovai chiuso e mi dicono che devo andare al Piper Club: e dire che abitavo a 500 metri dal Piper e per arrivare al Palaeur avevo attraversato mezza Roma, Autobus + Metro.

Chiamo un amico e con il mio biglietto da 3.000 lire ci fanno entrare in due: a malapena 800 anime di cui il 70% studenti americani, ma a noi non importava nulla, stavamo per vedere e sentire il nostro gruppo preferito, i Byrds!!! I Grapefruit (quelli di Dolce Delilah) aprirono il concerto seguiti dai Family di Roger Chapman che non conoscevo: un vero shock, Chapman, una delle voci più belle del rock di tutti i tempi, ci folgorò! Era appena uscito il loro capolavoro Entertainment. Bisogna sapere per fotografare bene i tempi che per le nostre informazioni sulla musica pop (così era chiamato il rock, non c’erano ancora etichette come prog, hard, heavy, tutto era pop) esisteva solo Big, un settimanale uscito nel 1965, poi diventato Ciao Big che ci documentava soprattutto su Beatles e Rolling Stones e qualche notiziola sugli altri, ma gli “altri” erano Hendrix, Cream, Pink Floyd solo per fare qualche nome.

Dei Byrds in Italia saranno apparsi due articoli e fecero una sola apparizione alla TV in un programma con Giorgio Gaber e Caterina Caselli, “Diamoci del Tu”, dove presentarono Mr. Spaceman. La loro discografia poi: per trovare un LP dei Byrds in Italia bisognava fare salti mortali. Furono pubblicati solo il primo Mr. Tambourine Man (Turn Turn Turn, mai pubblicato), 5th Dimension, Younger Than Yesterday, poi il vuoto fino a Ballad Of Easy Rider. Scrissi anche a Ciao Big per avere notizie su Swetheart Of Rodeo e mi risposero che in Italia non era prevista la pubblicazione! Per fortuna sulla radio nazionale spuntò il programma Count Down, che andava tutte le domeniche dalle 14 alle 14:30 con Giancarlo Guardabassi e Anna Carini che trasmetteva artisti e dischi che nemmeno Ciao Big segnalava (Jimi Hendrix, Cream, Traffic, Jefferson Airplane, Canned Heat) e fu lì che ascoltai per la prima volta un brano dei Byrds da Sweetheart Of Rodeo. Per fortuna a Roma c’era Consorti, il primo negozio di dischi Import.

Ritorniamo al Piper: a mezzanotte del 7 maggio dopo i Family arrivarono i Byrds con Roger Mc Guinn e Chris Hillman unici superstiti dei Byrds originali, alla batteria Kevin Kelly (cugino di Hillman), Gram Parsons e Doug Dillard al banjo. Iniziarono con i pezzi dell’ultimo fondamentale album Sweetheart Of Rodeo. Diceva Riccardo Bertoncelli a proposito del country rock “… ci fu un inizio a tutto, Sweetheart Of Rodeo dei Byrds, Eagles, Poco, lo stesso Dylan con Nashville Skyline e tanti ancora”.

Erano suoni a cui non eravamo avvezzi, il country americano era lontano mille miglia dal sound beat e rock ascoltato fino allora, ma la voce di Gram Parsons e Roger Mc Guinn ci portarono su una nuvola magica sconosciuta con You Ain’t Going Nowhere, Old John Robertson, You Don’t Miss Your Water e Hickory Wind. Ma quando attaccarono Feel A Whole Lot Better (dal primissimo album) il pubblico andò in delirio, inanellando da lì in poi i loro grandi successi da Turn Turn Turn a Mr. Tambourine Man. Terminarono come bis con Mr. Spaceman che era la loro hit del momento: l’abbiamo scoperta di recente su You Tube, cliccando Mr. Spaceman Colosseo si può ammirare un video girato nel pomeriggio prima del concerto dentro il Colosseo; possiamo dire che anche se in playback sono stati il primo gruppo rock a suonarci. Con il mio amico con molto coraggio salimmo sul palco mentre loro smontavano gli strumenti e con un inglese approssimativo ottenemmo tutti i loro autografi. Il più grande concerto della mia vita dopo quello di Jimi Hendrix.

Danilo Stolzi

 

The Byrds: Mr.Spaceman, nel Colosseo, 1968

The Byrds: Live at Piper Club, Roma, 7 Maggio 1968