JAMES BRANDON LEWIS
"Eye Of I"
(Anti Records, 2023)

È pacifico che la figura di John Coltrane ha lasciato un’immensa eredità mai esauribile, e forse il musicista che più incarna il carattere solenne e la potenza del suono struggente, elementi tipici della musica coltraniana, è il giovane, ma ormai attivo da anni sulla scena internazionale, tenorsassofonista James Brandon Lewis. I suoi precedenti lavori, in particolare gli ultimi pubblicati dalla Intakt Records in quartetto nonché il prezioso progetto Jesup Wagon, sono saliti alla ribalta dell’avanguardia in un punto di congiungimento con lo stile più classico del jazz nel fluire secolare della black music.

Questo nuovo album, Eye Of I (il primo su Anti Records) con un gioco di parole dalla fonetica che si ripete, anche questo elemento di musicalità, rappresenta la panoramica di una visione intuitiva dell’universo che spazia dalla metafisica lirica del suono alla sua forma materiale più rude, passandovi attraverso delle ballad eseguite con un trio in cui il violoncello di Chris Hoffman sostituisce in chiave innovativa il ruolo classico del contrabbasso nella sezione ritmica, accanto alla imponente batteria di Max Jaffe. Meravigliosi i temi delle composizioni di Brandon Lewis, come anche l’esecuzione corale con l’aggiunta della tromba di Kirk Knuffke nella lieve variazione sul tema di Someday We’ll All Be Free del grandissimo Donny Hathaway. Un altro maestro omaggiato è Cecil Taylor, con la perturbante rumorosa Womb Water. La conclusiva Fear Not è un capolavoro realizzato con la band dei Messthetics, il gruppo di Joe Lally e Brendan Canty dei Fugazi con il chitarrista Anthony Pirog, anche questa una ballad struggente, ma dalla ritmica rock, in un crescendo di suoni che si espandono sulle vette raggiunte dalle note del sassofono. Non c’è molto altro da dire per lasciarsi all’ascolto di un album che rimarrà negli anni a venire.

Sergio Spampinato

 

Bandcamp

Someday We’ll All Be Free

Eye Of I