DAVID PERRY LINDLEY
(San Marino, California, 21 marzo 1944 - Los Angeles, 3 marzo 2023)
Ricordo di un grande folletto e musicista insuperabile.
David Lindley nasce a San Marino, sobborgo a nord-est del centro “downtown” di Los Angeles, California. Cresce in una famiglia con un padre che ha una collezione fenomenale di 78 giri che includono il folk coreano e la musica indiana per sitar. Prende lezioni di banjo e violino ed è un ragazzo prodigio. Frequenta La Salle High School a Pasadena. Nel 1961 David Lindley è con The Smog City Tressel Hangers al banjo e violino. Nel 1963 crea la Mad Mountain Ramblers String Band. Incontra presto Chris Darrow ed insieme creano la Dry City Scat Band che dura poco tempo ma mette le basi per una formazione a seguire, i Kaleidoscope. Il loro primo LP è Side Trips pubblicato nel 1967. Poi pubblicano 4 album di world music: A Beacon From Mars (1967, Epic Records), Incredible! Kaleidoscope (1969, Epic Records), Bernice (1970, Epic Records), When Scopes Collide (1976, Lindley appare col nome “De Paris Letante”). Si dividono nel 1970 (si riformano nel 1976). David Lindley sposa Joan Darrow, la sorella di Chris. Nel 1970 David Lindley e Joan hanno una figlia, Rosanne Lindley, che sarà presto una bravissima cantante. Rosanne Lindley diventa una folk-singer con i Mountain Goats e The Bright Mountain Choir negli anni ’90. I Kaleidoscope si riformano più volte ma con David Lindley (più spesso) o con Chris Darrow nel 1976, ma mai assieme: i due purtroppo non vanno d’accordo per problemi famigliari …
Tra le chitarre preferite di Lindley la Teisco Spectrum, National Glenwood, Supro, le Rickenbacker elettriche e la lap-steel Weisseborn. David Lindley si unisce a Jackson Browne (dal vivo e in tour) ed è presente negli album di quest’ultimo da For Everyman del 1973 a Hold Out del 1980 e Live In The Balance del 1986. Musicologo, capelli lunghi, faccia da gnomo, un simpatico elfo, vestiario baba-psichedelico, dalla sua chitarra escono suoni irripetibili, sonorità roboanti ma al tempo stesso tonalità raffinate, magiche da vero portento, ineguagliabile. Multistrumentista, pluristrumentista, maxi strumentista, virtuoso di ogni strumento a corde, David Lindley è il mago della chitarra slide, della slay-key, violinista e banjoista straordinario. Suona indistintamente numerosi strumenti a corde: chitarre acustiche ed elettriche, contrabbasso, basso elettrico, banjo, mandolino, ukelele, violino, lap steel guitar, bouzouki, hardingfele, cittern, baglama, gumbus, charango, cumbus, oud, zither e molti altri strumenti esotici.
A 18 anni vince per la quinta volta consecutiva il “Topanga Canyon Banjo And Fiddler Contest”. Il sesto anno gli viene chiesto di stare in giuria e di non partecipare più come musicista! Dal 1966 al 1970 come già detto è tra i membri fondatori dei Kaleidoscope (con il futuro cognato Chris Darrow, un altro mio caro amico R.I.P.), una carismatica ed influente formazione con una forte contaminazione di blues, folk, cajun, armonie orientali, melodie persiane, introducendo strumenti esotici, turchi in particolare e trovate sceniche di contorno, quali l’uso di ballerini di flamenco o di danzatrici del ventre fino allora del tutto estranei al mondo del rock. Sonorità avanguardistiche e psichedeliche shakerate da David Lindley e quel maestro di storia orientale che era Solomon Felthouse. La voce di Lindley ha fatto sognare, come nel falsetto di Stay. Mattatore David, anche nello stesso album capolavoro di Jackson Browne Running On Empy e in The Road di Danny O’ Keefe contenuta nello stesso LP e con David Lindley al violino e alla lap steel guitar in tutto il disco. Lindley ha suonato dal vivo o inciso dischi con Ry Cooder, Jackson Browne, Warren Zevon, Bob Dylan (in Under The Red Sky del 1990), Taj Mahal, Iggy Pop, Graham Nash, Duane Eddy, Bonnie Raitt, Dolly Parton, Curtis Mayfield, Rod Stewart, Linda Ronstadt, John Sebastian, Peter Case, Crosby & Nash, Bruce Springsteen, Joe Walsh, Dan Fogelberg. Resta per moltissimi anni uno dei più richiesti session-man, suona in oltre 150 album di artisti illustri. Con la band del Rayo-X (1980-1981) in cui raggiunge l’apice e la massima ispirazione, suona e presenta uno stile assai originale, tutto suo, un mix di musica reggae (Topanga reggae), tex-mex, ska, calypso, chunk e bluebeat.
Con Ry Cooder suona spesso, in tour in Giappone, Stati Uniti e perfino in Italia. Lindley è negli album di Ry Cooder Jazz (1978) e Bop Till You Drop (1979), poi assieme sono nelle colonne sonore di Long Riders (1980), Alamo Bay (1985), Paris, Texas (1989), Trespass (1990). Lindley per conto suo o da solista è presente in dischi registrati con musicisti indiani, norvegesi, in Madagascar con il chitarrista di avant-garde Henry Keiser a partire dal 1991, la vera world music. Nel 2006 si riunisce con Jackson Browne per un tour in Spagna ed incidono un album dal titolo Love Is Strange che vince un Indipendent Music Award. Vive a Claremont (2 ore di auto da Los Angeles e verso il deserto) e per molti anni (come Taj Mahal, Chris Darrow e Ry Cooder) compra i suoi strumenti esotici al Folk Music Center, il fornitissimo negozio di strumenti musicali di Claremont che appartiene ai nonni di Ben Harper. Nel 2006 David Lindley suona la tambura nell’album Both Sides Of The Gun di Ben Harper stesso (Ben Harper And His Innocent Criminals). Con Hani Naser incide a suo nome due dischi Live In Tokyo (1995, 1996) e con Wally Ingram 4 dischi tra il 2001 e il 2004. Personaggio enigmatico, simpatico, chiamato Mr. Polyestere per il suo modo di vestire sul palco in modo bizzarro, stravagante. L’ho visto dal vivo almeno una decina di volte e mi ha sempre fortemente emozionato. Uno dei concerti più belli ed intensi a Milano con la David Lindley Band, forte del suo album del 1981 El Rayo X (decisamente un capolavoro). Altra immagine che mi lega a lui: in un camera d’albergo a Vicenza dove abbiamo chiaccherato piacevolmente per un intero pomeriggio (aprile 1997).
Nella sua lunga e brillante carriera ha abbracciato un sound mondiale che incorporava reggae, blues, rock, soul, cajun, country, mediorientale, folk tradizionale e varie altre influenze. La sua incessante ricerca di ispirazione musicale e strumenti diversi ha sostenuto la sua intera carriera e la sua eredità. Muore il 3 marzo 2023 all’età di 78 anni, a pochi giorni dal suo compleanno. Personaggio infettivo, ritmico, umoristico, quasi bizzarro, di grande creatività e bravura estrema. David Lindley resta un magnifico musicista. Un pazzo con un talento folle e un orecchio musicale formidabile e ineguagliabile. Un genio del suono, un domatore di suoni, di strumenti musicali, un folletto del palcoscenico, un artista globale tutto tondo! Rest in peace (RIP).
Ricordi e concerti in cui l’ho visto, sentito ed incontrato:
- Odissea 2001, Milano, 12 novembre 1981, David Lindley & El Rayo X Band con Jorge Calderon al basso e Ras Baboo alle percussioni.
- Palatrussardi di Milano, Ry Cooder & David Lindley, 6 luglio 1990.
- Villa Arconati, Castellazzo di Bollate (Milano), 5 luglio 1995 (la family in quartetto: Ry Cooder, Joachim Cooder, David Lindley, Rosanne Lindley).
- Muhle Hunziken, Rubigen (Svizzera), 7 settembre 1996 (con il percussionista giordano Hani Naser).
- Palasport, Vicenza, 3 aprile 1997, Jackson Browne e David Lindley.
- Brescia, 9 aprile 1997, Jackson Browne & David Lindley.
- Muhle Hunziken, Rubigen (Svizzera), 30 maggio 1998.
- Sala Marna, Sesto Calende (Va), 13 Novembre 2000 (David Lindley e Wally Ingram).
- Il Vittoriale di Gardone Riviera (Bs) con Jackson Browne, 30 luglio 2006.
Aldo Pedron
Kaleidoscope: “When Scopes Collide“
- 1a foto: David Lindley, di Rob Verhorst, 1990.
- 2a foto: Rubigen (Switzerland): Muhle Hunziken – september 07, 1996, da sinistra a destra: Wally Ingram, Aldo Pedron, David Lindley & Mario Misomalo.
- 3a foto: Il Vittoriale – Gardone Riviera (bs), 30 luglio 2006, da sinistra a destra: Aldo Pedron & David Lindley.