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MICHELE GAZICH
"La Via Del Sale"
(Autoprodotto, 2016)

michele-gazichIl sale, l’oscuro, l’eco di eri, una spiritualità ancestrale ed un modo di raccontare storie che vedono il poeta Michele Gazich uno dei moderni “sciamani” della parola come via di tutto, il suo è un mondo di coperte e solitudini che creano un apporto immaginifico all’ascolto delle proprie tele chiaroscuro e cinematiche vibrazioni.

Un violino, odori di braci, vino inacidito e tanta passione nostalgica fanno cifra stupenda per questo suo nuovo lavoro discografico, La Via Del Sale, un mix di strumenti moderni e popolari con l’aggiunta di una specie di “dolciastro misticismo” che porta l’ascoltatore lontanissimo tra fole, sogni e metafisiche in pompa magma, insomma al finis terre della bellezza. Undici brani che orchestrano sguardi odierni o che sono alle spalle, brani che scorrono come pagine di un libro libero da inchiostro, per questo di inestimabile valore.

Con il cameo de la Storia Dell’Uomo Che Vendette La Sua Ombra al fianco della stupenda interpretazione di Rita “Lilith” Oberti, il disco pare un “rituale” da sciorinare di notte, una massa di melodie che stringono il cuore come una spugna da comprimere, l’aria mediorientale Die De Shabat, il dondolio mediterraneo Barcellona, Sicilia, la struggente corda di violino che piange gioiosa in Fontanigorda, in somma una tracklist che ti lascia piccolo, ma piccolo ascoltatore davanti ad un muro di parole e suoni che il Maestro Gazich detta come una alchimia da bere d’un fiato.

Max Sannella

BLOSSOMS
"S/T"
(Virgin/EMI, 2016)

BlossomsDicono di loro che siano la nex big thing della musica inglese, quasi il punto di fusione immaginifico tra pop rock e refoli indiepop che ancora gironzolano oziosi nell’aria. Tuttavia a puntare gli orecchi questo loro official omonimo non è male, certo la genuinità abita altre parti, ma tutto sommato è un ascolto agevole, con buone dinamiche e tocchi sintetici non male. Sono i Blossoms inglesi di Manchester, formazione che sembra mai aver scordato le lezioni primarie dei Pulp, Suede, Swim Deep e certi Vaccines per rimanere nel contesto più contemporaneo, una di quelle retroguardie moderne come a certificarne l’assoluto sigillo.

Una dozzina di brani che incrociano new wave, piccate new romantic, synth pop discotecaro, pruriti anni ’70/’80 e qualche strobo a fare occhiolino malizioso a centinaia di aficionado refrattari al nuovo millennio in corso, un tracciato sonoro ballabile senza scalmanarsi, casomai una leggera sudorazione complice e canaglia.

Tom Ogden e soci ne escono fuori abbastanza bene, e lo shake di A Most A Kiss, Getaway, l’epico amore di Texia, la languidezza sborona di My Favourite Room e la finale sbarazzina di Deep Grass, ne salvaguardano l’azzeccato stile personalizzato. Ottimo!

Max Sannella

GUERILLA TOSS
"Eraser Stargazer"
(DFA, 2016)

Guerilla TossOramai sono un marchio di caos indefinito, un logos di apocalittico sound che si ingrandisce man mano che il loud prende in verticale, ma anche sagome umane di grande impatto, di un ben preciso capovolgimento estetico e spirituale. Eraser Stargazer è il nuovo imperativo sonoro dei bostoniani Guerilla Toss, una coltellata di funk, elettronica, rock, poliritmiche e deliri ben piazzati che rasentano l’hardcore. Certo un disco non “comodo” come altri, ma una rivoluzione d’ascolto che se non ti accoppa immediatamente ti lascia vivo ma colorato di ecchimosi bluastre.

Anarchia, selvaggio, tribalità ed orge di effetti incontrollabili sono al comando della voce straniante di Kassie Carlon che invita la band alla dissoluzione programmata, alla destabilizzazione dell’intendere la musica come un qualcosa da solleticare, mentre il prurito è la forma/sostanza più appropriata per spaziare di testa e neuroni. Energia quindi a profusione, fantasmi di Throbbing Gristle, B-52’s a rinforzare l’impeto e brani come Diamond Girl, Color Pictures e Big Brick a farvi schizzare la pressione. Disco iperbarico, può scoppiare in ogni momento!

Max Sannella