CHINAWOMAN
"Show Me The Face"
(Autoprodotto, 2010)

ChinawomanMichelle Gurevich è la vera identità che si cela dietro il fuorviante moniker Chinawoman. La cantautrice russa, o meglio “writer of ballads”, con un terzo disco in uscita Let’s Part In Style, è nata nel quartiere russo di Toronto, ed è cresciuta, non senza subirne le conseguenze, ascoltando la collezione di musica melodica Sovietica ed Europea anni ’70 dei suoi genitori, che includeva: Charles Aznavour, Edita Piekha, Alla Pugacheva e Adriano Celentano. Molto conosciuta soprattutto nell’Europa dell’est, Chinawoman si inserisce, non senza un po’ di autoindulgenza, nella forma della ballata classica europea: il risultato è quello che si può ascoltare in un “club per cuori infranti” di periferia, in una qualsiasi città dell’est, dove la musica è attutita da vecchi divani in velluto rosso, e dissolta nella vodka da omaccioni in camicie di raso che si muovono indolenti a ritmo di tango, mazurka o bossanova. Il genere di musica che starebbe bene in un film di Aki Kaurismaki. L’insieme potrebbe venir fuori troppo melodrammatico e nostalgico, ma l’approccio di Chinawoman alla ballata è più di tipo personale e cantautorale, fatalista, cerebrale e a tratti ironico. Con la voce bassa da crooner, il timbro morbido, la “S” blesa e una vaga inflessione russa, la Gurevitch sa essere decadente, noir, malinconica e ruffiana quanto basta, tanto da essersi conquistata ripetuti ascolti durante questo lento inverno, a discapito di suoi colleghi più conosciuti. L’impianto però non è sorretto da arrangiamenti sempre all’altezza, sebbene tastierine e drum machine evochino il carattere amatoriale tipico di certe situazioni da piano-bar, e forse questo è il risultato dell’auto-produzione, o forse è un effetto cercato che volutamente crea una sensazione di mancanza e desolazione.

Pezzi come Drawn To You, Show Me The Face e God Bless My Socially Retarded Friends, descrivono un immaginario fatiscente, ma molto affascinante, di vite nella Suburbia contemporanea, in cui immedesimarsi è consolatorio. Chinawoman è un’artista onesta che racconta una realtà intorno a sè non proprio gradevole, fatta di alienazione e di emozioni scosse e rimestate come dopo aver mandato giù un cocktail aspro, un’esperienza da fare responsabilmente e con una piccola dose di (black) humour.

Claudia Zitarosa