RAIN PARADE
Last Rays Of A Dying Sun
(Label 51 Recordings / Flatiron Recordings, 2023)

Sulla copertina di questo disco c’è una bolla, ed è una bolla temporale, quella in cui ci immergiamo ascoltando questo nuovo, sorprendente album dei californiani Rain Parade. Dopo ben 38 anni dall’ultima incisione in studio, la band è tornata con Last Rays Of A Dying Sun, uscito nel settembre 2023. Già nel 2012 Matt Piucci e Steven Roback, insieme all’antico sodale, il chitarrista John Thoman, avevano ripreso l’attività live della band, ma solo nel 2020, dopo aver partecipato nell’anno precedente all’album celebrativo del Paisley Underground 3 X 4, i due leader hanno ricominciato a scrivere canzoni insieme e a pensare seriamente all’incisione di un nuovo disco. Si sono così riuniti in studio con il loro storico produttore Jim Hill e con il gruppo, che ora è diventato quasi una big band e comprende Matt Piucci voce, chitarre, tastiere; Steven Roback voce, basso, chitarra acustica; John Thoman chitarre; Stephan Junca batteria, percussioni; Derek See chitarre, tastiere; Mark Hanley tastiere, basso e lo stesso Jim Hill, diventato parte integrante della band, al synth, trattamenti e manipolazioni.

Tra i numerosi ospiti presenti nel disco è doveroso poi citare Debbi e Vicky Peterson delle Bangles ai cori. Piucci e Roback hanno scritto tutte la canzoni a quattro mani e si alternano, come da sempre, alla voce solista. Il disco si apre con Angel Sister, scelta anche come singolo di lancio, che è un robusto mid tempo composto da Roback anni fa per i Viva Saturn, ma che è poi stato rilavorato e modificato con l’aiuto di Matt Piucci. Arriva poi la bellissima title track, con le pennate di chitarra iniziali che ricordano il loro vecchio capolavoro No Easy Way Down, le chitarre registrate al contrario, il sitar, la solista che impazzisce … i Rain Parade sono davvero tornati!

Le atmosfere si fanno più tranquille con la seguente Couldn’t Stand To Be Alone, dove ritroviamo un insistente basso alla maniera dei Television (o dei Rain Parade?). Bring You Back è invece un jingle jangle che ci trasporta sulle autostrade americane, Got The Fear è, insieme a Angel Sister, l’unica canzone non composta recentemente, un altro rock mid tempo con assolo acido. Il disco prosegue poi con la splendida ballata acustica Share Your Love, un folk con cori celestiali; poi Sunday’s Almost Gone una ballad sixties con schitarrate psichedeliche; Green è uno dei brani più sorprendenti dell’album, con atmosfere e tempi cangianti, impiego dei più disparati strumenti e la voce di Piucci che assomiglia a quella di Bobby Gillespie dei Primal Scream. Sì prosegue con Forgetfulness, una ballata dal mood sognante e Other Side Of You, aperta da un arpeggio di chitarra acustica, che poi si sviluppa come una ballad elettrica.

L’album si chiude con la psichedelica Left The Fire, un brano «massimalista» pienissimo di chitarre di ogni genere, con la chitarra solista che accompagna le voci nel ritornello e miglior chiusura non poteva esserci. Un disco che cresce esponenzialmente con gli ascolti, prodotto benissimo con un suono cristallino. Una musica che prende ispirazione dai sixties ma che risulta senza tempo, per me uno dei migliori dischi e la sorpresa dell’anno appena trascorso.

Mario Clerici

 

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