PATTI SMITH
(Napoli, 8 dicembre 2014)
Sembra che la signora della new wave si sia affezionata al nostro paese e in particolar modo alla Campania, dal momento che dall’uscita del suo ultimo album in studio, Banga, nel 2012 è tornata ben quattro volte. L’ultima volta è stata protagonista di un happening col suo Patti Smith Group addirittura in quel di Scario, nel Cilento, a conclusione del festival dedicato all’Equinozio d’Autunno. Sono lontani quegli anni ’70 in cui la rockeuse era una delle protagoniste principali del firmamento rock internazionale. Nel 1979 tenne due concerti trionfali a Bologna e Firenze, entrambi davanti a circa 70.000 persone, a tutt’oggi uno dei raduni rock più importanti vissuti dal nostro paese insieme al concerto di Marley al San Siro dell’anno seguente. Oggi l’aria è cambiata, sono trascorsi 35 anni, ma sembra passato un secolo, il rock pare aver perso la sua forza aggregatrice, comunicativa, nonché politica, la rivoluzione informatica ha fatto a pezzi il mercato discografico con tutte le gravi conseguenze del caso, che non starò qui a ricordarvi.
Per il suo minitour partenopeo, il giorno successivo sarà di scena alla Basilica di San Giovanni Maggiore, Patti Smith ha deciso di presentarsi in versione acustica e con la sua “ditta” di famiglia, il figlio Jackson Smith alla chitarra, la figlia ventisettenne Jesse al piano e il compagno Tony Shanahan, ma ormai di famiglia, al basso. La dimensione acustica non tradisce le amplificazioni sotterranee dei suoi album migliori, semmai evidenzia la visionarietà della sua poesia. Il reggae rock di Redondo Beach apre le danze e la serata al Duel Beat, dopo un’ora di attesa e di ritardo, l’atmosfera è gioviale e rilassata, il pubblico che va dai 20 ai 60, non aspettava altro. Frederick parla del padre dei suoi figli, quel Fred Smith al quale il brano è dedicato, lo ricorderà più volte e con tenerezza durante il concerto, poi il piano di Jesse introduce la lunga e sempre elegiaca Birdland, che con l’età la cantautrice di Chicago “legge” in modo sempre più struggente. Dancing Barefoot non perde mai il suo scarno fascino, e il pubblico mostra di apprezzarne l’interpretazione, come capita anche per We Shall Live Again, dopodiché lascia il palco a Shanahan che ammalia le fan con una Blu Christmas di presleyana memoria, che il bassista canta imitando “the pelvis”. La parte centrale del concerto è occupata dalle dediche, da This Is The Girl, un tenero ricordo della sfortunata Amy Winehouse, a Beautiful Boy di Lennon, a 34 anni da quella fredda mattina newyorkese. È il turno di Banga che da anche il titolo al suo ultimo grande lavoro, con tanto di finale ringhioso da parte di mezza band a riecheggiare all’interno del Duel, poi la signora Smith imbraccia la chitarra e parte Beneath The Southern Cross, un pezzo da Gone Again del ’97 al quale deve essere molto legata, dal momento che è diventato una costane dei suoi concerti, con l’ottimo Jackson che rilascia echi psych dalla sua steel guitar. Tra un pezzo e l’altro, intanto, intrattiene il pubblico parlando dei suoi figli, della sua musica, ha anche un pensiero per la città di Napoli “bella e pericolosa” afferma, proprio come ogni grande città del mondo, che merita un rispetto maggiore da parte dei politici e attacca una accorata Perfect Day dell’amico newyorkese Lou Reed, il quale avrebbe sicuramente apprezzato. La parte finale del concerto è riservata invece ai suoi classici, i suoi inni immortali, Because The Night, Pissing In A River e People Have The Power proveniente da quel Dream Of Life, il suo album dell’88 più debole di sempre, che scaldano il pubblico al punto giusto da portarlo a cantare in coro.
Alla soglia dei 70 anni, con l’argento nella folta chioma e i suoi immancabili stivaletti, la sacerdotessa sembra aver ritrovato dal vivo un nuovo equilibrio spirituale e musicale e, soprattutto, con una voce che vola sempre più in alto negli abissi inebrianti della poesia. Una nuova dimensione artistica, più letteraria e riflessiva e meno vertiginosa rispetto agli inizi della sua carriera, nel 1977, presa da astratti furori e avvitamenti su se stessa, cadde dal palco durante un concerto in Florida fratturandosi una vertebra. Ma questa è un’altra storia.
Giuliano Manzo