ASH CODE
"Oblivion"
(Swiss Dark Nights, 2014)

Ash CodeIn perfetto stile elettro-dark l’album degli Ash Code bilancia con abilità le atmosfere cupe create dalle tastiere e il ritmo incalzante dei bassi. La band creata dall’incontro fra Alessandro e Claudia all’inizio dell’anno appena trascorso, ha prodotto il suo primo CD durante la sessione estiva. I pezzi mostrano un virtuosismo che sembra nascere da un’acuta esperienza e non la prima prova di un gruppo ben affiatato. Stimato come uno dei migliori album post-punk dell’anno appena trascorso, esso contiene una melodica incalzante. Dall’intro Void si passa alle più incisive Waves With No Shores e Dry Your Eyes per continuare con la serratissima Crucified e l’estenuante Oblivion che conclude la prima parte del disco, facendo da cesura tra traccie concettualmente simili ma ritmicamente diverse. Il sapore industrial di Unnecessary Songs fa intravedere l’orizzonte musicale a cui gli autori si ispirano, un album che si dipana nel vasto materiale sonoro degli anni ’80. Ma ecco che i toni si rialzano e diventano esistenzialmente oscuri con Empty Room, dove l’ascolto del dark più estremo che richiama per certi versi il sound dei Bauhaus si compenetra con la voce grave e cavernosa di Alessandro. Qui sembra che l’annichilimento del senso del reale provenga dalla mancanza dell’altro e che il mondo diventi un grigio antro dove non c’è amore. Risponde a tono il brano Drama. Voce femminile e contrastate melodiche che esprimono il complicato pensiero del variegato universo delle donne sulle dinamiche dei rapporti interpersonali. Ma l’album non finisce di stupire per le sonorità che i sintetizzatori continuano a produrre, vomitando quasi naturalmente ritmi ossessivi, e per le ricche sfumature, che paiono rivoli di ingordigia plasmati perfettamente in Want. Questo pezzo è un estenuante richiamo al concetto del volere e del desiderare. North Bahnhof è l’ultimo pezzo, il decimo, che completa quasi cabalisticamente, con la perfezione che i pitagorici assegnavano a questo numero, l’album. Esso eclissa ogni sensazione fin qui provata e agita nell’animo dell’ascoltatore la paura di un deliquio incessante. Proprio qui si nasconde il punto basilare della musica oscura, l’inquietante senso del vivere che vacilla di fronte all’orrido spettacolo della realtà di tutti i giorni.

Domenico Romano