RNDM
"Ghost Riding"
(Dine Alone, 2016)

RNDMDa studiare accuratamente questo Ghost Riding. Se non conoscessimo il passato ed il presente di Richard Stuverud (ex Fastbacks), di quella canaglia di Joseph Arthur e addirittura Jeff Ament dei Pearl Jam, diremmo che questo disco sotto logo RNDM è un disco prova di ragazzotti vogliosi prima di esordire in qualche via underground, ma appunto conoscendo i personaggi di livello fa male sentirli ridotti così e – gioco forza – definire questo lavoro un buco nell’acqua, anzi, una voragine nel mare delle nullità.

Certa critica lo definisce album di alt-rock, ma quello che si va ad ascoltare sono undici tracce insignificanti e di un “sotto” rock da luna park sotto tutti i punti di vista, forse che il trio sentiva il bisogno di passare del tempo a fare qualcosa, magari divertirsi e bighellonare tra suoni e refrain, piuttosto che ingannare qualche giornata a vuoto con raffazzonate canzonette tra amici, fatto sta che i RNDM (leggasi random) concepiscono una tracklist in questo loro secondo disco che per ascoltare si ascolta, ma come quei sottofondi che passano distratti negli hard discount o in auto lavaggi special price.

Un Bowie incipriato Comfortable, Gli U2 in Stray, Dream Your Life Away, un infelice passaggio mid-disco NYC Freeks o lo sculettamento da Bay Area transgender It’s Violence, possono bastare per decretare questo Ghost Riding da una parte inutile per la musica tutta, dall’altra prezioso come “raschietto” per cacca di eventuali canarini o similari depositata in fondo alla propria gabbietta. Tutto è utile nella vita!

Max Sannella