BRIT POP
Il suono che riaccese Londra

BritpopLa storia

“Se il Britpop è nato da qualche parte, è nelle acclamazioni che salutarono il primo singolo dei Suede, The Drowners, e il singolo dei Blur, Popscene, audaci, di successo e molto, molto british.”

È dalle parole del giornalista John Harris, che nasce ufficialmente il Britpop nel 1992, uno dei movimenti musicali inglesi più affascinanti e rivoluzionari della storia del rock. Le radici del Britpop prendono vita dalla scena indipendente dei primi anni ’90, in particolar modo dalla band degli Stone Roses, veri iniziatori del movimento, in un sottobosco di nuove bands che orbitavano intorno al circuito musicale di Camden Town a Londra, esaltati e promossi dalla famosa rivista Melody Maker. Gli artisti di punta della scena erano, insieme a Blur e Suede, anche Lush, Dodgy, Cast, Slowdive, Elastica, S*M*A*S*H* e Pulp. I Suede, capitanati dal carismatico leader Brett Anderson, furono i primi ad opporsi al Grunge americano di Seattle, rappresentato da bands come Nirvana e Pearl Jam, proponendo un sound nuovo e accattivante, influenzato dal neo-glam e dal rock british “storico” di bands come, Smiths, Kinks e Who.

BlurUno degli album che più di tutti rappresenta il movimento Britpop è Parklife dei Blur (1994) che spopolò in Inghilterra e in tutta Europa. Dello stesso anno è l’uscita dell’album di debutto degli Oasis, band capitanata dai fratelli Gallagher, Definitely Maybe, di maggior successo (What’s The Story) Morning Glory?, dell’anno successivo, ben 18.000.000 di copie vendute, è l’album manifesto del Britpop. Il termine Britpop, diventato popolare anche grazie alle opere dell’artista Damien Hirst, creatore della “Britart”, e dai tanti concerti proposti ai famosi Reading Rock Festival dell’epoca, entrò nell’immaginario di tutti nel 1994, essendo pubblicizzato e diffuso da media, riviste, djs e stampa musicale.

OasisMigliaia di fans in tutta Europa seguirono con euforia collettiva le vicissitudini degli artisti, Londra si popolò di una “nuova generazione” che trovò nuovamente nella musica un comune sentire, dal look brit allo stile di vita, spesso trasgressivo e provocatorio. Londra tornò ad essere la capitale della musica. Londra tornò a sognare e a far sognare. Insieme con Oasis, Blur, Suede e Pulp, vi furono altri grandi artisti di spessore negli anni a venire, come Echobelly, Sleeper, Supergrass, Menswear e Auteurs. Il film “Trainspotting” del 1996, è considerato la colonna sonora del Britpop, diretto da Danny Boyle, tratto dall’opera omonima di Irvine Welsh, narra le vicissitudini d’alcuni ragazzi di Edimburgo. Il film fu acclamato con grande entusiasmo. Alla fine degli anni ’90 il movimento perde di considerazione, ed è solo grazie ai lavori discografici di Kula Shaker, Radiohead e Verve che la scena musicale Brit ritorna all’attenzione dei media, i Radiohead con l’album OK Computer, i Verve con l’album Urban Hymns e i Kula Shaker con l’album K. È il fallimento dell’importante etichetta discografica Creation Records, nel 1999, a segnare, per la stampa discografica, la “presunta” morte del movimento inglese. Le bands che hanno raccolto l’eredità del Britpop sono The Libertines, Kaiser Chiefs, Coldplay, Travis e Kasabian.

Marco Pantaleone