DRAMA EMPEROR
"All Of These Days"
(Alienated, 2016)

Torna a farsi sentire il sound poliedrico dei marchigiani Drama Emperor, trio composto da Cristiano Ballarini, Simone Levantesi e Michele Caserta, quest’ultimo nome già noto a chi segue la scena alternativa italiana degli ultimi anni grazie alle collaborazioni al missaggio e produzione per i lavori dei conterranei Psycho Kinder presso il suo Bunker Studio, partecipando anche in prima persona nell’ultima loro uscita discografica con due tracce di sua composizione. Fautori di una proposta variegata nella sua linearità, già ben chiara nell’esordio sulla lunga distanza del 2013 Paternoster In Betrieb, lavoro cervellotico e minimale che univa carica industrial rock, tendenze minimal-electro ed algide ed ipnotiche geometrie new wave acerbe ma coinvolgenti, si appoggiano questa volta all’etichetta italiana Alienated Records (già produttrice dell’ultimo lavoro dei suddetti Psycho Kinder) e al missaggio e mastering di Sid Lamar presso l’Hype Circle di Berlino, sfornando un mosaico sonoro che tocca diverse tendenze compositive, amalgamandole ed inoculandole in un percorso estremamente preciso ed ordinato nella sua diversificazione, segno di una band che ha padronanza dei propri mezzi espressivi e che può appoggiarsi ad ogni sua influenza senza perdere la bussola.

Siamo così accolti dal gelido dipanarsi coldwave della title track d’apertura, emozionalmente accattivante ed oscura tra baluginii di chitarra e ronzii altalenanti che ne disturbano l’incedere, tendenza che continua anche nella successiva Sindrome, vorticosa e tagliente traccia paranoide e fragorosa nella quale si preferisce l’uso dell’italiano. Prima virata brusca verso altri approcci sonori la si ha con la carica industrial rock di Sharp Song, tra chitarre stridenti e minacciose e ritmi sincopati illuminati da un ritornello salvifico e luminoso, ed anche con la successiva Gerusalem, nella quale torna a mostrarsi l’anima minimal-electro del trio maceratese velata da una componente acida e da un’aggressività vocale e chitarristica che ancora rimandano al rock di matrice industriale. Con Oh Boy! parte invece una serie di proposte più sperimentali e dirette che spezzano l’album a metà: la suddetta traccia si compone di comunicazioni radio su pulsazioni sotterranee e gravi note di piano, mentre The Blind Man è un interludio che mescola attitudine punk e fugacità minimal-electro. Awake, infine, vortica di melodie neo-wave orecchiabili e piacevoli, con una strizzata d’occhio alla scena alternative rock più recente. A conclusione di questo mosaico di influenze abilmente tenute in riga, troviamo la triade multiforme di Step New, mistura di IDM e colpi di plettro a braccetto con la ritmica sfaccettata con un’esplosione pseudo post-rock nel finale, Wir Sind, chicca EBM in lingua tedesca pulsante e vivida, ed il finale dal sapore new retro wave di The Final Song, che lascia parlare le sferzate di synth e la voce ritmata.

Lavoro decisamente piacevole e polimorfo, da ascoltare e riascoltare senza che venga mai a noia grazie alla sua ricchezza compositiva atta a soddisfare qualsiasi palato musicalmente affamato.

Lorenzo Nobili