PORTA VITTORIA
"Tales Of Fallen Heroes"
(Old Europa Cafe / My Owl Music, 2016)

C’è una definizione estremamente calzante che può racchiudere il senso della musica di Porta Vittoria, ed è quella di “musica per ascoltatori onnivori”, semplice chiusura del comunicato stampa che accompagna il nuovo disco di questo particolare duo nostrano, ma davvero appropriata e definitiva. A tre anni di distanza dal fortunato esordio di Summer Of Our Disconfort, vero manifesto di quel sound metamorfico e compositivamente melancolico / orecchiabile che si è oramai ben consolidato come marchio di fabbrica del progetto – sorta di ibrido multiforme di pop, rock, blues, jazz, elettronica e quant’altro possa passare per la mente della cantante Lisa Duse (già apprezzatissima nel progetto Accademia Prima) e per la vena compositiva poliedrica ed accattivante della sua controparte Christian Ryder – la coppia torna nel dicembre dello scorso anno sotto l’egida della veterana Old Europa Cafe (in collaborazione con la My Owl Music dello stesso Ryder) con questo Tales Of Fallen Heroes, titolo quantomai possente ed allo stesso tempo fuorviante se lo si paragona ai contenuti del disco, più incentrati sulla solita resa polimorfa del suono piuttosto che su di un’epica opera martial-industrial, come possono far pensare il titolo ed il bell’artwork catastroficamente estatico che accompagna il digipak. In realtà gli “eroi caduti” del titolo non sono altro che le controverse personalità che hanno segnato il secolo scorso: Yukio Mishima, Guido Keller, Franz Kafka, William S. Burroughs, Luciano Luberti, Julius Evola, Cesare Lombroso sono i personaggi che ispirano le 12 tracce di questo ritorno in pompa magna, dal quale possiamo estrarre sonorità e sensazioni dalle fogge varie e sorprendenti, che mai si distanziano però dal connubio voce-melodia delle due anime affini del progetto.

Già una intro come Child Of Rising Sun è un biglietto da visita quantomai esplicito per aprire le porte al multiforme suono del duo, con un’apertura di archi possenti e voce sussurrata che collimano in una ritmica elettronicamente melodica e straordinariamente accattivante nella sua composizione. La vena artistica del duo ci propone in seguito incursioni trip-hop su melodie di piano luminose e delicate (Revolt Against The Modern World), poderosi componimenti marziali con un’apertura verso lidi più ariosi e luminescenti, che ne aumentano il vigore sentito ed epico insito nei piatti e negli archi drammatici (The Man Who Speaks With Eagles) o un jazz sensuale e tentatore (Drink The Kool-Aid). In un crescendo sempre più efficace di melodie accattivanti e substrati sonori ben amalgamati troviamo poi le complesse geometrie elettroniche venate dalla tristezza di archi e voce in Gregor Samsa Is Dead, o il rock-tango di Roses And Rotten Flash, con tanto di fisarmonica, drum machine serrata che assieme alla chitarra elettrica dona pesantezza incisiva al pezzo, piano luminoso e la solita voce sensuale di Lisa, oppure ancora il blues in punta di drum machine di Mickey Finn, con le sue incursioni di ambient fantasmatico che fanno fluttuare le parole verso il finale. Avvicinandosi sempre più verso la conclusione di un album di forte valore e creatività, ci si imbatte nella trascinante Lombroso Was Right, esternazione dell’anima elettro-pop del duo, nella commistione di IDM ed incursioni di voce settantina di The Algebra Of Need, nella malinconia pianistico-vocale che tanto ricorda l’approccio di certi compositori giapponesi di Autumn Leaves e nella ben congegnata The Suicide Lovers’ Song, che basa il suo incedere in apertura su di un ticchettio di orologio e pizzichi gravi di chitarra, il tutto sommerso in seguito da possenti tamburi ed un melancolico duetto verso il finale, tra organi tristi e melodie prog. Chiosa di un lavoro dirompente e minimalistico assieme, crogiolo di tante influenze ben sciorinate legate assieme da un comparto compositivo intelligente e mai banale, la carica prog multifaccia di The Moebius Strip, che fedele al titolo ripropone alcuni dei comparti vocali ascoltati in precedenza sistemati ad arte su di una base sostenuta ed esplosiva, altro lascito indelebile di un validissimo duo tutto italiano.

Lorenzo Nobili