DIVISIONE SEHNSUCHT
"S/T"
(Blücher / I Libri Da Bruciare, 2017)

Side-project composto dai membri dei Siegfried, la Divisione Sehnsucht vede i propri natali durante questo mese di marzo, con un debutto estremamente curato sia nella confezione che nella resa sonora. Da un lato abbiamo l’ottimo lavoro di Simone Poletti e della sua Dinamo Innesco Rivoluzione, che racchiude il CD in un’esclusiva confezione gatefold di cartone dove imperano i riconoscibilissimi contributi grafici dell’artista, sottolineanti potenza e laboriosità con un tocco vintage anche nella raffigurazione di varie valvole e prese femmina per il jack. Dall’altro abbiamo un lavoro che viaggia prettamente su binari intersecantisi tra lo space ambient, il field recordings e l’anima melodica oramai impronta imprescindibile della formazione di Sassuolo, che dedica questa prima fatica in studio al compianto David Bowie e che affida il mastering al compagno di sempre Yvan Battaglia. Prodotto in collaborazione tra la solita Blücher Records, madre di tutti i lavori a nome Siegfried e Carnera, e la casa editrice di recente fondazione I Libri Da Bruciare, sempre gestita da Leonardi e compagni, questa sorta di distaccamento della brigata incisiva Siegfried porta con sé un nome assai calzante, simbolo di quello “struggimento” di romantica memoria che è perno portante di ogni suono qui contenuto.

Accolti in apertura dai synth spaziali di Apollon Musagete, dal dipanarsi onirico e cervellotico, si passa alle trame attufate di chitarra e basso di White Horse, sferzate da vortici elettronici e dallo spoken word di Leonardi, introduzione alla più lunga When Horses Die che porta avanti quel lento dipanarsi sinuoso ed emotivo che è l’anima stessa dell’intero lavoro, un minimalismo elettronico tra lo psichedelico ed il più moderno dub/IDM, ricamato su abili pennellate chitarristiche e synth variegati (ottima in questo senso l’orecchiabile marcia electro/funk di My Own Way). Accoppiata che vede invece il contributo di due esterni è quella composta dalle successive Brucia Il Mio Nome, in cui la dolce voce di Lisa Duse (Porta Vittoria; Accademia Prima assieme a Leonardi e Marco De Marco) si adagia perfettamente sulle gocce pianistiche di Lucia Vicenzi e sui field recordings ribollenti delle Salse di Nirano, perfetta mistura di dolcezza ambient cantautorale e vivide basi catartiche, e The Sun Devours, con le delicate vocals settantine di Grégor Samsa (Grégorsamsaestmort; The Black Veils) ben adagiate su di una ballad arpeggiata psichedelicamente melodica ed avvolgente. Altri episodi degni di nota, andando verso il finale, appaiono le destrutturazioni synthetiche di LDB, le brevi quanto struggenti luminescenze acustiche di Fields Of Light, la kraftwerkiana e colloidale Div. Sehnsucht, il tributo a certa elettronica cantautoriale di italica fattura (Colloquio e Wanda Wulz tra tutti) di Fire In My Eyes e la catarsi conclusiva di Polar Auroras, pura kosmische struggente e sospesa, suggello di un lavoro magnificamente minimalista e complesso allo stesso tempo, vero specchio dell’anima puramente elettro-ambient del collettivo sassolese, che anche in questa nuova veste non perde la sua anima raffinata e colta, tributando e facendo propri i suoni della sua crescita musicale.

Lorenzo Nobili