GIANLUCA FAVARON / ANACLETO VITOLO
"Zolfo"
(13 / Silentes - Manyfeetunder / Concrete, 2016)

Un’intesa che parte da lontano, quella tra Gianluca Favaron eD Anacleto Vitolo, e che sfocia in un lavoro di pura elettronica, nell’accezione classica del termine, da cui vengono fuori marcati elementi drone, sollecitazioni ambient e sprazzi di “elettroacustica concreta”: un’opera in cui i “rumori sperimentali” dominano la scena. Zolfo è, a tutti gli effetti, la fusione perfetta e sapiente delle diverse influenze dei suoi autori. Lo zolfo, un elemento della tavola periodica da sempre associato all’alchimia, alle arti magiche e alle forze soprannaturali. Ed è proprio in una chiave “infernale”, come Dante insegna, che si è sviluppata la mia analisi. Seppur in ordine sparso, Zolfo racchiude tanti elementi che ne fanno una colonna sonora, ideale, per un giro all’Inferno. Dalla pioggia di fulmini dell’iniziale Starting Point, passando per l’entrata nel salone privato dell’angelo caduto, sullo sviluppo della sublime title-track. Troviamo, anche, attimi di quiete nevrotica, in Infrasound, che ci accompagnano nell’attraversata dell’Acheronte, e le interferenze elettroacustiche di Discourse 12, nel passaggio da un cerchio all’altro. Si insinuano, poi, le palpitazioni di Fold-In (chi non le avrebbe durante un viaggio così?) e le riflessioni incorporee delle anime dannate di Reflection. Chiudono il disco le alienazioni di Oblivion. Un lavoro sublime!

Gerry D’Amato