LORENZO MASOTTO

Cresciuto nella natura della Val d’Illasi ed ora residente nella poetica Verona, Lorenzo Masotto è un pianista e compositore, annoverabile tra i migliori esponenti della musica post-classica ed elettronica. “Le etichette che hai citato sono corrette – dice -, descrivono l’idea di musica che amo scrivere. Probabilmente non troveranno un posto sui libri di storia, ma racconteranno di un periodo storico-musicale affascinante e rigoglioso, una sorta di rinascita “classica” che diventa pop, accessibile a tutti”. Una vita fatta di studi, sperimentazioni e soddisfazioni, come testimoniano la direzione del coro “Voce dei Colli” o, anche, la possibilità di tramandare il proprio sapere a giovani menti: “Tanti dei miei allievi di pianoforte iniziano perché hanno ascoltato un pezzo di Einaudi o di Tiersen. Da lì in poi posso accompagnarli a conoscere Bach e Chopin, Satie e Debussy, Glass e Frahm.”. Tra i suoi album, alcuni editi da label importanti, è giusto ricordare: “Silk” (Alfa Music, 2015), “Rule aAd Case” (Preserved Sound, 2016), “Aeolian Processes” (Dronarivm, 2017), “Mountain Paths” (Autoprodotto, 2017) e “White Materials” (Autoprodotto, 2017).

Ciao, Lorenzo. Ci racconti del tuo amore per la musica e, in generale, per l’arte?

Sono cresciuto con la musica, è parte di me, non riuscirei ad immaginarmi senza.
Se non suono, se non ascolto musica, se non scrivo per un po’ di tempo inizio a sentirmi inadeguato ed è una realtà che non voglio sperimentare troppo a lungo. Preferisco dare l’impressione di avere la testa tra le nuvole e continuare a suonare musica nella mia testa, preferisco una tastiera sotto le dita, preferisco contemplare l’inizio della composizione di un nuovo pezzo. Ho incontrato la musica a nove anni e da allora non mi ha mai abbandonato, mi permette di vivere la vita con la felicità e la spensieratezza di un bambino.
Amo scrivere, mi ha sempre affascinato la creazione di un pezzo, l’idea musicale scolpita e fissata sul pentagramma. Scrivo in continuazione, ne ho bisogno, è la mia medicina, la mia religione.

Hai uno scrittore, un pittore, un musicista o altri artisti di riferimento?

Gli artisti che mi hanno ispirato sono tantissimi e continuo a scoprirne di nuovi. Ognuno racconta della sua epoca e ti lascia un suo personalissimo punto di vista. La mia è una ricerca continua ed infinita, l’arte è una forma di espressione incredibile, la vastità di opere alle quali oggi possiamo attingere è illimitata, non basterebbe una vita intera per poter dare una sola sbirciatina al patrimonio artistico che il genio umano ha lasciato ai posteri. Esistono però delle eccezioni, artisti che hanno saputo interrompere un flusso artistico per crearne uno nuovo. Bach non ha avuto in vita il successo che avrebbe meritato eppure ad oggi è considerato il più grande. Lo stesso discorso si potrebbe fare per Van Gogh e per tanti altri grandissimi. Questi sono i miei riferimenti, artisti che hanno dedicato la vita all’arte senza filtri.

Da dove deriva l’esigenza di affiancare l’elettronica al piano?

Adoro la commistione tra le due sonorità. Credo di poter dire che la mescolanza tra il sintetizzatore e lo strumento acustico sia il racconto di questo momento storico e artistico. Ultimamente ho acquistato il Prophet 08, uno splendido sintetizzatore che mi sta regalando nuova ispirazione. L’abbinamento tra il Prophet, il pianoforte ed un paio di effetti analogici mi permettono una gamma timbrica incredibile e variegata. Dal punto di vista sonoro l’utilizzo dell’elettronica è un mare di possibilità e nuova linfa per compositori e musicisti di tutto il mondo.

Una delle mie tracce preferite è Silence Becomes Poetry, da “Mountain Paths” (2017). Quando il silenzio diventa poesia?

Credo che il silenzio sia l’anticamera dell’ispirazione. Non esiste musica senza silenzio. L’atto creativo ha bisogno di essere meditato e contemplato. Il silenzio ti permette di creare un ponte tra realtà e visione, tra conscio e inconscio, ed è su quel ponte che nascono e si sviluppano le idee, dove il silenzio può diventare poesia.

Cos’è, per te, la poesia?

La poesia è il canto dell’anima. L’essere umano è affascinato dalla bellezza e grazie alla poesia riesce a descrivere l’incanto della vita. Un artista crede nella poesia e nella bellezza tanto da dedicargli un’intera vita.

Nei tuoi album ricorrono elementi legati alla natura. Quanto è importante, la natura, nel tuo processo creativo?

La natura è origine, istinto. Le nostre risorse inconsce trovano linfa vitale nella natura. Quando mi trovo a camminare sulle mie montagne il silenzio è grande, vibrante, la sensazione di libertà e di appartenenza che mi avvolge è l’inizio del mio processo creativo. La natura ci ricorda chi siamo e da dove veniamo, ci riporta alla contemplazione del silenzio e all’istintività del pensiero che torna ad essere semplice e creativo.

Personalmente, ritengo che “White Materials”, il tuo ultimo lavoro, sia un album “puro”, di una delicatezza unica. Credi che la musica abbia un’anima e una vita propria?

Credo che la musica sia la voce della vibrazione che è parte e vita di tutto ciò che ci circonda. Si può quindi affermare che essendo tutto vibrazione l’universo è fatto della stessa natura. L’armonia è il principio base per generare energia. L’accordo, un insieme di tre diverse note, è il codice per capire l’intelligenza della materia e quindi della vita.

Hai già qualche progetto per il futuro?

Voglio continuare a scrivere e ad ampliare il mio studio di registrazione. Spero di pubblicare un altro album entro quest’anno e di fare un bel tour con il mio nuovo setup.

Grazie

Gerry DìAmato