THE DEVIL & THE UNIVERSE
“:Endgame 69:”
(Solar Lodge, 2019)

Come evidenziato dal titolo scelto per il nuovo album, :Endgame 69:, The Devil & The Universe confermano ulteriormente di essersi completamente distaccati dallo stile musicale iniziale legato alla Aufnahme + Wiedergabe, etichetta tedesca specializzata in sonorità più minimali ed elettroniche che li aveva lanciati nel 2013. Il duo Austriaco (Vienna ndr) formato da Ashley Dayour e David Pfister a cui si è aggiunto da tempo un terzo elemento (Stefan Elsbacker), arriva al quinto disco in studio pubblicato dalla Solar Lodge, label prevalentemente indirizzata verso produzioni Gothic-Rock, la quale ha ben sponsorizzato il gruppo in un’operazione di managment presentandolo “on stage” in alcuni importanti festival con delle band appartenenti alla sua scuderia e l’operazione sembra piuttosto riuscita. Parlavamo di sonorità e quelle legate alla loro evoluzione diventano sempre più cerebrali. Una via di mezzo tra i raga esotico-psichedelici dei Kaleidoscope di David Lindley e la Tecno-Trance dei KLF, formazione dei primi anni ’90 da cui avevano ripreso nel 2014 la famosa What Time is Love?.

La release si articola in dieci composizioni, quasi tutte strumentali a parte i soliti slogan provocatori lanciati come loop; la forma canzone o cantata è presente in soli due brani che vedono come ospiti Medina Rekic nella revisitazione di 1969 degli Stooges e Christina Lessiak in Kalis Tongue che ricorda soprattutto nella vocalità i Dead Can Dance di Into The Labyrinth. I mantra vengono elaborati in un’insospettabile tinteggiatura ambient (Revelation 69, Dream Machine II), marziale (Turn Off, Tune Out, Drop Dead, Altamond Apocalypse), tribale (Satanic (Don’t) Panic) ed oriental-style (Dream Machine I). Orange Sunshine (brano d’apertura) e Spahn Ranch con il suo organo ’70s completano l’albo.

Non c’è nulla di improvvisato e sicuramente The Devil & The Universe in questi anni di costante attività hanno lavorato molto bene dimostrando che è possibile suonare risultando moderni senza dipendere da formule “stantie”. L’attitudine oscura e da cult-group resta invariata ma se cercate qualcosa che somigli al piattume proposto :Endgame 69: non fa per voi. Ma per chi non ha voglia di sollecitazioni mediatiche allora consiglio di procurarsi questo disco e magari nell’edizione gatefold in vinile limited edition.

Luca Sponzilli