CAPOLAVORI MUSICALI SENZA TEMPO
LINDSEY BUCKINGHAM
"Out Of The Cradle"
(Reprise Records, 1992)

Lasciati burrascosamente i Fleetwood Mac poco dopo l’uscita di Tango In The Night nel 1987, Lindsey Buckingham trascorse i successivi 5 anni lavorando al suo primo album solista post Mac, “Out Of The Cradle. Maggiormente concentrato sulla sua carriera solista, Buckingham decise giudiziosamente di tenere a freno lo stile sperimentale dei suoi primi due sforzi solisti producendo materiale più convenzionale, accessibile e indirizzando la sua inventiva sul suo personale stile di chitarra elettroacustica, in grado di combinare la potenza di un chitarrista rock con la delicatezza e la precisione di un suonatore classico acustico. La più grande differenza rispetto al suo precedente lavoro da solista si intuisce subito visto che Buckingham si ripresenta con un gruppo di canzoni tematiche che trattano concretamente di qualcosa e non appaiono solamente come un insieme di riff e di arpeggi pieni di elaborati trucchi uditivi. Sfortunatamente il musicista californiano non si era mai affermato completamente nella mente del pubblico come entità separata dai Fleetwood Mac, quindi lasciar trascorrere 8 anni tra un album solista e l’altro ha reso Out Of The Cradle difficile da promuovere. Nonostante ciò si stava ritrovando artisticamente e questo risulta evidente in questo suo sforzo del 1992.

Tra gli argomenti trattati nell’album, proseguire avanti tenendo sempre la testa alta è quello che emerge di più. Molte delle canzoni del disco sono piene fino all’orlo di una ritrovata libertà e serenità. Rispetto al piuttosto cupo Go Insane e ai momenti più malinconici di Law And Order, questo disco è infatti colmo di ottimismo. Ogni canzone ha un’incredibile quantità di strati e di profondità sonora e suona come un potenziale successo grazie ad una produzione malinconicamente autunnale e a una visione gioiosa della vita. Nonostante l’album sia sostanzialmente positivo nei suoi contenuti, Lindsey Buckingham trova il tempo per dare ai suoi testi tratti più deprimenti e pensierosi come avviene nella straordinaria ed intensa Street Of Dreams. Se Turn It On è un ottimo esempio su come affrontare le brutte situazioni e trasformarle in qualcosa di grandioso grazie al suo ritmo incredibilmente trascinante e al suo strano accento, cantato nel ritornello, che aggiunge una trama interessante alla traccia, You Do Or You Don’t, uno dei momenti clou dell’intero lavoro, si presenta come un’impennata di lirismo sincero. I quattro straordinari singoli che aprono l’album (Don’t Look Down, Wrong, Countdown, Soul Drifter) sono la prova che questo album è privo di tracce deboli e si legano perfettamente a canzoni eccezionali dalle grandi melodie come This Is The Time, Surrender The Rain e la cullante chiusura di Say We’ll Met Again. Out Of The Cradle rimane senza alcun dubbio il suo miglior lavoro, in grado di eguagliare la qualità di un album della formazione classica dei Fleetwood Mac (con Buckingham, Stevie Nicks e Christine McVie).

Buckingham dimostra di non essere solo un validissimo cantautore ma di essere in grado di sviluppare anche uno stile di chitarra unico e di essere un produttore attento agli insegnamenti di Brian Wilson. Nel complesso in Out Of The Cradle l’artista di Palo Alto concede via libera a tutto il suo estroverso spirito creativo arricchendo i pezzi del disco di qualsiasi tipo di melodia o arrangiamento pop possibile, avvalendosi di parecchi strumenti e di un impressionante lavoro di sovraincisione, creando un album assai ben bilanciato e arricchito da testi che guardano sia al passato che al futuro con grande positività. Un’opera eclettica di un perfezionista del suono che non tradisce mai le sue radici riuscendo sempre ad essere originale e sofisticato allo stesso tempo. Out Of The Cradle, il pezzo forte nella discografia solista di Lindsey Buckingham, è un disco che merita di essere riscoperto ed apprezzato in tutta la sua bellezza.

Marco Galvagni

 

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