MAYBE I’M
"Bwa Kayiman"
(Jestrai, 2014)

Maybe I'mI Maybe I’m sono un bel pugno nello stomaco. Cado tra i vapori dell’alcool e i fumi del tabacco, che mi stravolgono i sensi, accompagnandomi in uno mescalinico voodoo metropolitano. Del blues alieno e primitivo scorre catartico e degenerato come “posseduto” da uno spirito impazzito. Otto songs straordinarie compongono questo maledetto viaggio al limite delle radici del suono. Le danze tribali di Education Of Young Citizen mi catturano subito in un vortice di blues corrotto, poco più di due minuti sono il biglietto da visita dei May Be I’m, combo psicourban della fottuta provincia salernitana. Pochi fronzoli, la batteria picchia impazzita ma precisa, la chitarra ci assale, il basso cupo e profondo ci sconvolge, la voce è contorta e alienata. Non si fermano i nostri “terroristi”, che iniziano a decomporre il suono trasportandoci nel loro mondo fatto di anti-rock dilaniato, cacofonie post-noise, devianze chitarristiche, no wave morfinica. Damballah Wedo è un sabba tribale, lento come una ninnananna raccontata prima di morire, Bwa Kayiman mi avvolge improvvisamente aggressiva, qui i giri di chitarra si ripetono come per ipnotizzarci, il ritmo è veloce, frenetico, un inno celebrato per spingerci a cadere nel suono Maybe I’m. Arriva come un’ultima preghiera Houngan Boukman, simile a un lontano e dimenticato rito iniziatico, sottomessa, ci impaurisce. Suoni assassini, agghiacciante tribalismo, morfina e mescalina che entra nelle vene. Mi esplode il cervello! Sele mi stravolge, perdo i sensi, il sax è minaccioso, inizia una lenta danza voodoo a cui non puoi sfuggire, la batteria è tribale, la voce arriva dall’oltretomba, questo è il blues del diavolo, ma non fuggo, perché non ho scelta, posso solo cadere, il colore della mia pelle sta cambiando, la pelle pulsa, non morirò, ma so che il peccato è dentro di me. Devastante. Ed ecco Commen-sale, ora è davvero il diavolo a cantare. La batteria mi spacca la schiena, la chitarra mi taglia le vene, il basso mi tortura. How To Build A Religion è come un suono ritrovato, ipertesa, penso ai Pop Group di Y, a Joe Spencer, alle band della In The Red, ma la personalità è tanta. Perdo i sensi, non c’è religione che tenga, per fortuna il viaggio nei meandri del turbamento arriva al suo epilogo, evito il collasso emotivo per un soffio. Tutto Quello Che Sai È Falso, lenta, allucinata … arriva la notte, cala il sipario. O sei morto o sei sopravvissuto, una cosa è certa: Mabe I’m è ora dentro. Dimenticatevi il paradiso.

Marco Pantaleone