UNIMOTHER 27
"Frozen Information"
(Pineal Gland, 2015)

Unimother 27Unimother 27 è il “nickname” artistico del polistrumentista pescarese Piero Ranalli, musicista di lungo corso attivo sin dal 1989 come bassista della band garage psych City Sewer System; due anni dopo con il fratello Marco (chitarrista) fonda gli Insider, trio space rock psichedelico tutt’ora in auge che ha sfornato cinque album a partire dal 1996 (l’ultimo Event Horizon è datato 2013). Nel 2002 insieme al tastierista Michele Epifani da vita gli Areknames, nucleo dedito ad un rock progressivo dalla plumbea matrice sonora Van Der Graaf Generator oriented, allargatosi nel tempo a quattro elementi; il suo basso sarà presente nei primi due dischi in studio e nel Live At Burg Herzberg Festival 2007 (Germania) in seguito al quale, lascerà la band.

Intanto sboccia l’alba del progetto Unimother 27, siglata nel 2006 con un album dal titolo omonimo e il suo fermento creativo sfocia repentinamente in altre due release: Escape From The Ephemeral Mind (2007) e Grin (2008). Quando il “solo project” sembrava ormai essere caduto nel dimenticatoio, con Piero preso a tempo pieno dall’attività di bassista-compositore negli Insider, il nostro, coadiuvato dall’anonimo percussionista Mr. Fist, ci sorprende con Frozen Information, opera il cui titolo (in italiano: informazione congelata), sembra quasi voler estrinsecare il “gelido” silenzio discografico durato ben sette anni. Una cover art visionaria e lisergica è il legittimo lasciapassare ai sette pezzi del compact, articolati nello spazio di 50 minuti. La prima traccia, Moskha (To Huxley), tributo alla figura del celebre scrittore inglese, dedito all’uso di allucinogeni ed in particolare al suo ultimo romanzo “L’Isola”, pubblicato un anno prima della morte, è manifesto rappresentativo di quanto già emerso nei tre dischi precedenti; nelle vene del musicista abruzzese scorre impenitente, il “sacro fuoco” del krautrock e della psichedelia. Le “porte della percezione” continuano a schiudersi attraverso i cinque minuti e mezzo serrati e progressivi di Dancing Thought, ma soprattutto nell’excursus spaziale, tribale e visionario sprigionato dalla psichedelica The Oblivion’s Cage. Clear Light Healing, traccia più lunga del CD (oltre 9 minuti) parte in sordina, immersa in un’atmosfera drone, per poi snodarsi in un graduale crescendo, insieme ad un corollario di voci aliene in Gong style. Nei cinque minuti proposti da For Mad Stray Dogs Only, avvincente tracciato proteso a braccia aperte verso sonorità space rock elettroniche, sembra di ascoltare i teutonici Neu “incrociare” gli Hawkwind, mentre la cangiante Hymn To The Hidden God vive nei primi tre minuti un incedere da soundtrack tenebroso e psichedelico sconfinando in ispirate trame progressive rock, “rientrando” dopo al punto di partenza. Degno epilogo è la deragliante Brief Moments Of Eternity; divagazioni elettroniche alla Tangerine Dream, impreviste detonazioni sospese tra free jazz e psichedelia e lo “spoken word” di Ranalli su parole tratte da “Scripture Of The Golden Eternity, libro di Jack Kerouac, padre della beat generation, porgono un cocktail sonoro eccentrico e sorprendente.

Album valido che merita attenzione dagli appassionati di krautrock, psichedelia e rock progressivo.

Luciano De Crescenzo