È un sapore sonico misto questo Chemical Blues dei milanesi Slowmother, una tosta mescolanza di garage/blues ibrido e pallori elettronici, un fulmicotone intrecciato che spiazza e che fornisce impressioni positive pronte a durare nel tempo. Chiazze seventies e fosforescenze ’80 in una pienezza estetica che grida tutto il proprio splendore bluastro e imbottisce gli orecchi di
Ecco: loro passano per l’enigma dell’underground, ma molto probabilmente si sottovalutano definendosi una band retro-indie cantautorale, ascoltandoli bene covano altro sotto queste quattro tracce del loro EP ufficiale, I Nonni Sono Morti, un mondo satinato e notturno “clubbing” che cerca di superare sempre un confine che nessuno – fino ad ora – ha mai tracciato.
Un indiavolato ruggito straborda da questo bel disco, Old School, un ingranaggio ibrido di irish, punk folk, kilt & Jameson, pogo invalidante e baccanale infinito di attitudini traditional, un disco che strappa l’anima, infiamma lo spirito e – se non sei forte – pure gli apparati riproduttivi per l’energia cinetica che sprigiona. È il nuovo
I polacchi Tide From Nebula approdano al loro quarto disco, Safehaven, ed è immediatamente enfasi strumentale struggente, un vertice di pathos e suggestioni post rock che fanno volare il paragone a lontani – ma poi non troppo – God Is An Astronaut, Slowdive, una lista sonora in cui anche nebbie shoegazer macchiate di psichedelia accompagnano
Veloci, supersonici questi salernitani The Bidons, una furtiva schiaffeggiata del miglior garage rock detroitiano che possa girare sulle strade underground di casa nostra, e Clamarama è “il circuito” ideale dove la formazione sfoga tutto l’impeto guascone ed alcolico del proprio spirito arrembante. Ovvio che l’Iguana e certi Sonics, New York Dolls e MC5 sono presenti
Sembra uno di quei prodotti della stravagante Tafuzzy Push-E-Bah, il progetto solista del bolognese Filippo Zironi in arte Be A Bear, un sintetico sguardo allargato su tutto, istinti, prese d’occhio, elettronica e i pulsar di un’umanità vastissima. Architettato con un Iphone, il lavoro (dieci tracce) è una nebulosa di suoni, stati onirici e suoni liquidi
Poi dicono che gli anni ’90 sono morti o perlomeno non danno più cenni di vita. Secondo il quintetto di Manchester, i Sulk, sono solo chiacchiere invidiose, uno sterile battibecco di nerdy parrucconi che rodono al solo sentire questi suoni che girano, rigirano e (tri)girano pieni di vita e watt. No Illusion è il secondo
Massimiliano Alfi e Paolo Oliva, in arte P.O.M.A. (alias di Performance Orale Mistica Astrale), odiano la luce, le stille e i bagliori del giorno, preferendo i clangori, le tensioni, i riverberi del buio, e questo Paranoid Room la dice lunga circa il loro domicilio estetico, il proprio delirio espressivo che in sette modi espleta la
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