PINHDAR: PROMENADE IPNOTICA E PURA POESIA
Intervista a Cecilia Miradoli e Max Tarenzi

Lo scorso 22 marzo è uscito A Sparkle On The Dark Water, secondo album e terzo lavoro dei milanesi Pinhdar pubblicato come il precedente, Parallel , dalla label inglese Fruits de Mer Records. Lo abbiamo recensito su Frastuoni. Incontriamo, in un luminescente pomeriggio primaverile, la vocalist e polistrumentista Lady Cecilia Miradoli ed il chitarrista Max Tarenzi. Una piacevole chiacchierata ad un cafè nelle vertiginose vie del centro metropolitano parlando del nuovo disco, dei progetti attuali e futuri e di molto altro ancora. Provando l’ebbrezza del movimento pur restando fermi.

Cecilia, Max, ben ritrovati. Dagli unanimi consensi del precedente Parallel ne è passata di acqua sotto i ponti nonostante le registrazioni e la sua successiva pubblicazione appartengono rispettivamente al biennio 2020-2021.

Sono passati solo poco più di due anni ma abbiamo fatto davvero tante cose: molti live in Italia e in giro per l’Europa per approdare di nuovo in UK la scorsa estate dove, dopo un concerto per noi memorabile, abbiamo deciso di fermarci per dare forma definitiva all’evoluzione che avevamo intrapreso in tutto quel lasso di tempo.

Nel nuovo “A Sparkle On The Dark Water” alla produzione c’è Bruno Ellingham, in Parallel, Sir Howie B. Personalmente ritengo evidenti le differenze tra i due. Formulo meglio la domanda. Il loro diverso background ha influito nella stesura finale dei rispettivi dischi?

Cecilia Miradoli. Quelle differenze che senti sono dovute all’evoluzione che chiediamo a noi stessi in quanto artisti, quindi non tanto ai diversi background dei due co-produttori quanto alla nostra crescita e duro lavoro sulla nostra musica. Abbiamo prima messo a fuoco il più possibile il nostro suono e lo stile per poi individuare, in Bruno, la persona che meglio avrebbe potuto ottimizzare il risultato.
Max Tarenzi. Abbiamo abbandonato il minimalismo del primo album, che ruotava molto intorno alla voce di Cecilia, sia per una nostra iniziale ricerca di identità sia per il fatto di non poter essere di persona con Howie durante il lockdown (nonostante tutte le divertentissime videocall), e finalmente ci siamo espressi al meglio esplorando paesaggi sonori più elaborati. Il confronto personale con Bruno, che ha lavorato con tutti gli artisti che ci hanno più appassionato negli ultimi 20 anni, ha fatto il resto.

Nelle vostre sonorità si percepisce il suono di Bristol. In che maniera ritenete che le band della città portuale famosa per aver dato i natali ai Massive Attack e/o Bansky abbiano influito nelle vostre scelte?

Come ti dicevamo, è, in fin dei conti, la musica che più ci ha segnati. Dischi come Protection prima oppure Third, in tempi relativamente più recenti, ci hanno sempre dato la vibe. Poter poi frequentare quegli stessi luoghi e conoscere anche personalmente alcuni di questi artisti, ci ha calati definitivamente in quell’atmosfera di cui la nostra musica vive.

La stessa formula in tempi recenti ha trovato applicazione nel nuovo album di Chelsea Wolfe e nei numerosi remix contenuti nella reissue dei Virgin Prunes “A New Form Of Beauty”. Gavin Friday ha affidato la Console al DJ Apparition, nome di punta dei club dove si suona trip-hop.

Ci fa estremamente piacere che artisti come Chelsea Wolfe, che amiamo da sempre, stiano guardando al trip-hop miscelandolo con altri stili, perché è la stessa cosa che facciamo noi. Ci sentiamo cosmicamente sintonizzati.

Provenite dal post-punk e dall’indie-rock come Nomoredolls. Il trip-hop è un’evoluzione del dub e i primi a sperimentare l’eclettica formula (punk + funk + dub + jazz) furono il Pop Group.

Abbiamo avuto una fase post-punk con la nostra band precedente (Nomoredolls). The Pop Group sono fortissimi ed estrosi ma noi siamo più vicini ad un cross-over con il darkwave e “il lato oscuro” e goth del trip-hop.

Da dove nasce la scelta del nome della vostra creatura?

Viene dall’antico poeta lirico greco Pindaro, creatore di universi paralleli: la stessa cosa che cerchiamo di realizzare con le nostre canzoni.

Siete un duo ma spesso utilizzate, nelle vostre gig e nelle vostre session, un vero batterista.

Sì, ci piace che il live prenda una dimensione tutta sua, fatta anche di interscambio tra musicisti sul palco. Con un batterista possiamo dare più vita al concerto e lasciare spazio alle parti strumentali.

Torniamo al disco. Rispetto a Parallel, molto più introspettivo, “A Sparkle On The Dark Water” è molto più autoritario.

Lo prendiamo come un complimento nel senso di un’evoluzione della nostra personalità artistica. Anche i temi trattati sono molto più ampi che in Parallel, dove si descriveva la fotografia di un momento storico, speriamo unico.

E in entrambi avete dimostrato di dare grande importanza alle liriche.

Per noi le parole vengono insieme alla musica ma c’è sempre un filo conduttore che si impone attraverso l’emozione che la musica ci trasmette. In A Sparkle On The Dark Water abbiamo voluto trattare temi che ci stanno a cuore ma partendo dalla ricerca di una luce dove invece sembra ci siano acque scure: dal tema dell’ambiente, all’impatto che l’uomo ha su altri esseri viventi sia sotto un profilo personale che universale, al tema dell’indifferenza e della ricerca di empatia, al destino del nostro pianeta.

(Recap) Nelle vostre sonorità convivono trip-hop, rock avanguardistico à la Gabriel/Kate Bush ed una vaga forma dark-shoegaze. Trovo però che “on stage” il vostro sound è più ipnotico, meno onirico e con le chitarre sature di magnetismo. Un nuovo linguaggio d’intendere la musica psichedelica?

Grazie Luca, questo ci lusinga davvero.
Max Tarenzi. Per quanto riguarda la musica, sicuramente Cecilia, ha nella sua vocalità, dei riferimenti al rock avanguardista stile Kate Bush / Gabriel ma anche trame spoken word alla Dry Cleaning.
Cecilia Mirandoli. Max nella sua ricerca chitarristica unisce elementi post-rock e shoegaze ad altri tipici del darkwave (un ponte che unisce gli Slowdive ai Cure). Questi elementi, uniti ad una ricerca complementare sull’elettronica, sono i nostri ingredienti per una ricetta ipnotica che è la nostra interpretazione della psichedelia. Guarda caso, dopo un live in Inghilterra ci è stato detto che era come ascoltare un figlio nato dall’incontro tra Portishead e Peter Gabriel.

Difatti non è un caso che siete tra le poche formazioni italiane presenti nei parterre dei più importanti festival britannici dediti al genere psych.

La nostra etichetta inglese Fruits de Mer Records è specializzata in psichedelia e noi rappresentiamo, sulla carta, un’estensione stilistica rispetto al suo roster. Dal vivo però la nostra rivisitazione della psichedelia, nella chiave che dicevamo, ci consente di essere perfettamente a nostro agio.

Una curiosità personale. Come è stato condividere il palco con artisti quali Bevis Frond? Amo da sempre la musica di Nick Saloman.

In line up c’erano artisti molto interessanti, come anche Nick Harper che ha fatto un one man show incendiario. Tuttavia Nick Salomon rappresenta un esempio di come si possa fare ancora ottima musica ed innovare dopo tanti anni con grande classe. È affascinante come un artista con una carriera così importante sappia ancora creare melodie di tale freschezza e stare sul palco con così tanta energia. Nota interessante: tutti amano l’Italia.

Ho parlato con lui alcuni giorni fa e mi ha riferito che il prossimo sarà il suo ultimo tour. È dispiaciuto di non aver avuto nessuna richiesta dall’Italia. Pensate che nel nostro paese esista un problema concerti?

Sì e soprattutto esiste un problema legato alle mode. Si rincorrono troppi trend e si abbandona facilmente quello che non sembra avere hype. Sta ai promoter e agli organizzatori proporre cose interessanti e di spessore sviluppando una scena dove non c’è.

Come avete precisato (a ragion di merito) incidete per una label straniera, l’inglese, di Walton-On-Thames, Fruit de Mer Records. All’estero, fatta eccezione per alcune outsider come Area Pirata/ Misty Lane o la storica Spittle Records, sono molto più professionali ed attenti.

Quello che possiamo dire della nostra etichetta è che sono maniacali nella qualità del prodotto (vinile) e che seguono i loro artisti con sincero rispetto. Oltre al fatto che hanno un pubblico davvero dedito.

Il prossimo agosto sarete ospiti nel “20th Dream Of Dr. Sardonicus – Festival Of Psychedelia” organizzato (guarda caso) dalla vostra etichetta d’appartenenza.

Ci hanno prenotati il giorno dopo il nostro live dello scorso anno! Questa volta saremo gli headliner del 2 agosto (lo diciamo con una certa emozione)

Come i MAN, fra le migliori formazioni Freakbeat britanniche formatesi a cavallo dei ’60s e ’70s.

Esatto, saranno gli headliner del giorno successivo e sono una leggenda del rock in Galles. Comunque l’aria che si respira a quel festival non si può raccontare: ci devi venire!

Ascoltate musica in questo periodo? Mi spiego meglio. Ci sono formazioni dell’attuale scena underground che vi piacciono?

Ascoltiamo sempre musica. In questo periodo ascoltiamo spesso Circuit Des Yeux e i Vanishing Twin, anche se non sono underground, e l’ultimo disco di Chelsea Wolfe è eccezionale. Non vediamo l’ora di ascoltare tutto l’album da solista di Beth Gibbons!

Progetti futuri?

Quelli che possiamo anticipare sono: suonare il più possibile.

Si è fatto tardi ed il tempo non conosce remore quando si colloquia così piacevolmente. Ne approfitto della loro gentilezza/squisitezza con un ultima domanda o meglio, con una richiesta.

Vi chiedo di salutare gli esigenti lettori del Magazine Frastuoni noti per essere degli ascoltatori dal palato fine.

Grazie di averci dedicato del tempo e vi aspettiamo ad un live dove speriamo di potervi portare in uno dei nostri universi paralleli.

Li lascio veramente a malincuore promettendomi che in ogni caso ci rivedremo presto.

Luca Sponzilli

 

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