MAS FEST
(Avellino, 19-20 giugno 2015)

Mas Fest 1
MAS FEST
Locandina

Ebbene si! L’insensata logica metereologica avellinese si è abbattuta anche sul Mas Fest. Con un programma improntato su due serate, l’importante e sempre sorprendente festival musicale ha lasciato sbalorditi gli avventori solo nella giornata di venerdì 19. Sul palco del Mas, ubicato presso il Parco Santo Spirito, si sono alternati tre concerti di altissimo livello.

Mas Fest 3
MAS FEST
Location

I primi a prendere la parola, e a fare gli onori di casa, sono stati gli Slaves Of Love And Bones. La band avellinese, tra le più interessanti che il panorama irpino ha da offrire, ha decisamente caricato il pubblico, inondandolo con la potenza del suo sound aggressivo: un ibrido tra grunge e alternative con tinte progressive. Avevo già avuto modo di apprezzare la proposta dei S.O.L.A.B., e questo show conferma l’ottima impressione suscitatami la prima volta: ne vedremo delle belle!

A seguire, è stata la volta dei Warias. Confesso di avere un debole per la band di Matteo Salviato e Giulio Marzaro, tant’è che, all’uscita della line-up, ho esultato come se l’Italia avesse rivinto la Coppa Del Mondo. Il duo propone un suono estremamente personale, figlio delle precedenti esperienze garage e di un amore per l’elettronica mai nascosto e mai abbandonato. Il suono dei Warias traccia solchi psichedelici, dark e post-punk anche in virtù dell’esperienza di Matteo come bassista di The Soft Moon, progetto dell’artista statunitense Luis Vasquez. Che dire! Un effetto scenico e sonoro davvero di prim’ordine, che, spero, abbia coinvolto e sconvolto, sensorialmente, lo spettatore.

Llay Lamas
LAY LLAMAS

Chiudono la prima serata i Lay Llamas. Rinnovata nella line-up, ma sempre fedele al suo stile musicale, la band veneta regala attimi di puro godimento, con un suono ricco di influenze e di suoni apparentemente distanti tra loro. Una commistione di esperienze che spaziano dalla più classica psichedelia inglese, passando per il kraut, ed arrivando a coinvolgere suoni tipici della cultura afro. Il tutto sfocia, poi, in quella che la band definisce “psichedelia occulta” (occult psychedelia). Lo spettacolo offerto nella prima serata è stato incredibile: un susseguirsi di emozioni che solo chi ama veramente la musica è in grado di capire.

Purtroppo, però, come detto in apertura, Avellino e suoi temporali non perdonano. E così, dopo un pomeriggio in cui il sole l’ha fatta da padrone, ecco un 20 giungo sera piovoso. Ma non una pioggerellina piacevole, stile british bensì un vero è proprio diluvio biblico. Il palco, che nel pomeriggio aveva vissuto dei soundcheck da paura, ha dovuto dare forfait così come gli stand. L’organizzazione non c’entra, anzi. Cose simili non accadono solo ad “AV”, certo, ma con così poco preavviso, forse sì! Ci siamo persi i live dei C’mon Tigre e degli The Exploders Duo, ma i più fortunati hanno potuto recuperare il concerto dei giapponesi Kikagaku Moyo. Un live veramente esplosivo, gentilmente ospitato dal Godot Art Bistrot. Nonostante qualche piccolo inconveniente, il Mas Fest si conferma una delle più belle tradizioni musicali avellinesi. Ringrazio tutto lo staff per la splendida accoglienza e per la produzione dell’evento. Ci scommetto: il prossimo anno sarà un Mas Fest ancora più bello. A presto!

Gerry D’Amato