COLDAIR
"The Provider"
(Twelves, 2016)
Per la serie … “brividi”! …, ed ecco dalla fredda Polonia il giovane Tobiasz Bilinski, in arte Coldair, artista del minimalismo che – messa momentaneamente da parte la sua militanza nella band dei Kyst – si cimenta nel suo terzo progetto personale, The Provider, un nugolo di cantautorato algido, avviluppato in una fitta condensa electro-gothic con filamenti rock che ha molto interessato la critica internazionale negli ultimi anni, dieci brani vaporosi e waveing, accostabili a stratificazioni di artisti come Ghost Culture, Soft Moon o magari i più discostati East India Youth, un fluttuare continuo che posta un’atmosfera umorale e affascinante al contempo.
Circa 40 minuti di ombre, oscurità, curve espressive di downtempo, synth, drum machine e voci trafelate di nebbia e lattiginosità, brani su cui, chiudere gli occhi e volare via, viene spontaneo, quasi naturale. Coldair guida l’ascolto in un percorso tra melodia e smarrimenti, come nel tempo decadente di Pretty Mind o di To Become, o nello scatto plastificato di Perfect Song e Denounce, o nel trip che la titletrack regala, la quale porta ad un’accomodante convinzione che l’artista di Varsavia stia dilatando le proprie vene creative in un qualcosa di prospettico, l’affermazione di una carriera che potrebbe allungarsi a dismisura. Buon viaggio!
Max Sannella