DEISON / FAVARON
"Nearly Invisible"
(13 / Silentes, 2015)

Deison : Favaron“Alek si schiarisce la gola; guarda dalla finestra e scatta un’istantanea immaginaria. Non sa che questa sarà l’ultima volta. Punta il suo sguardo a nord attraverso il pulviscolo dell’alba; l’aria è giallastra e rarefatta. Sembra quasi estate.”

Esplosioni nucleari in Nearly Invisible, disco firmato Cristiano Deison e Gianluca Favaron, edito dalla 13 / Silentes nel 2015. Non spetta a me presentare due figure molto influenti dell’elettronica e della sperimentazione sonora italiana, ma non posso comunque esimermi dall’esprimere un giudizio su una produzione di così ottima fattura. Partiamo dal prodotto fisico. Una copia in tiratura limitata con un booklet caratterizzato da un testo molto suggestivo (di cui gli stralci in corsivo), firmato da Sandra Tonizzo, nonché da lavori fotografici e grafici di primissima qualità artistica, ad opera di Stefano Gentile.

“[…] guarda fuori, prima a nord e poi ad est, verso la pineta, dove una fascia di alberi ha improvvisamente cambiato colore. La chiameranno Foresta Rossa. Ma adesso è tutta secca e gialla.”

Nove tracce che richiamano le ambientazioni del post-Chernobyl, disegnando paesaggi spettrali e descrivendo stati d’animo turbati e paranoie profonde. In apertura, la fugace Thin Air che si posa come un velo sottile di polvere appena formatasi, seguita da Gola Secca, in cui le distorsioni si fanno decisamente più corpose. Con Inside fanno capolino lampi metallici, enfatizzati ed estremizzati nella successiva Metal Tongue, composizione cruda, che degenera nel finale. Spazio alle atmosfere dure ed oscure di Soliloquy, che trasportano in una sorta di drammaticità interiore. Scoppio Interno è, invece, un breve, ma intenso, scricchiolio dell’anima, che spiana la strada al magnetismo ipnotico di Strain. Chiudono il fall-out nucleare di Pulviscolo e la destabilizzante title-track, rese ancora più interessanti dal field-recording e da un accenno di spoken word. L’uso sapiente dei sintetizzatori, degli effetti, dei nastri e dei microfoni, misto alle abilità innate dei nostri, generano un suono analogico concreto e molto interessante.

“Un serpente formato da autobus lungo dieci chilometri si sta avvicinando alla città per portali via. […] Alek guarda dalla sua finestra […] non sa che è l’ultima volta; […] non sa che non è per le sue aiuole che tutto il mondo domani parlerà di Pripyat.”

Deison / Favaron, Nearly Invisible: un gran disco! Consigliato!

Gerry D’Amato