THE CURE
(Milano, 1-2 novembre 2016)

Il ritorno di Mr. Robert Smith e i suoi Cure in Italia ha sempre un suo nonché di fascinoso tale da farlo sembrare una sorta di “the first time”. Le tre date programmate (Bologna, Roma e Milano) hanno di fatto fin da subito registrato l’annunciato sold-out; i biglietti sono andati letteralmente “a ruba” dopo poche ore dalla messa in vendita al punto da dover per forza di cose organizzare una serata bis per la data milanese. Sold-out che ha creato quindi una situazione di estenuante attesa.

cure-2Dopo le date di Casalecchio di Reno-Bologna (29 ottobre) e Roma (30 ottobre), Milano si prepara ad accogliere la band londinese. Pubblico assiepato sotto il palco fin dall’apertura dei vari gates in attesa dell’adulatissimo front-man ed il Forum stracolmo in ogni settore. L’atmosfera che si respira è ricca di pathos. Ad accendere gli entusiasmi dei presenti ci pensano i Twilight Sad, support-band del tour. Alle 20:15 del 1 novembre lo show dei Cure ha inizio. Apre Open. Le linee di basso essenziali, pulite e tipicamente new wave di Simon Gallup e le chitarre di Robert Smith sono inconfondibili. Reeves Gabrels, Roger O’Donnell e Jason Cooper, rispettivamente chitarra, tastiere e batteria, non sbagliano un colpo. Il leader, nonostante il mal di gola dei giorni precedenti, appare tranquillo. I Cure sono completamente padroni del palco. Le sonorità proposte spaziano dal post-punk alla dark-wave fino a quelle più commerciali e psichedeliche che abbracciano le varie decadi di produzione ed uscite discografiche del gruppo.

cure-3Classici quali Lullaby, Close To Me, Burn, A Forest, Pictures Of You, Just Like Heaven, In Between Days vengono eseguiti in entrambe le serate. C’è spazio anche per due canzoni inedite, It Can Never Be The Same e Step Into The Light presentate al pubblico in occasione di questo estenuante tour. L’album Wish è il più suonato nella data del 1 novembre con ben sette brani mentre The Head On The Door e Kiss Me, Kiss Me, Kiss Me padroneggiano il giorno successivo. Primary, Charlotte Sometimes e Play For Today rispolverano i ricordi “di” un passato che non è sembrato poi così lontano; Fascination Street e A Night Like This scaldano i cuori dei fan mentre la malinconica Kyoto Song e l’introspettiva From The Edge Of The Deep Green Sea fanno da eco alle più epiche The Baby Screams e Push. Un enfasi in crescendo. Ma la vera sorpresa che ha mandato in estasi il pubblico è stata l’interpretazione di Three Imaginary Boys, brano dal quasi rinnegato album d’esordio, suonata nell’Encore Two del 02/11. La chiusura come da consuetudine spetta a Why Can’s I Be You?.

La band saluta il pubblico che applaude; le distanze si assottigliano e sembra quasi che non esistano. Gli sguardi tra i presenti si incrociano ed un timido grazie è facile da identificare. Quasi cinque ore di musica per questa due giorni milanese. Un continuo susseguirsi e rincorrersi di emozioni; un carica non indifferente a dimostrazione che il tempo passato sembra piuttosto aver giovato al gruppo. Gruppo, i Cure, che sicuramente ha rappresentato più di chiunque altro l’antitesi (o i paladini per i più) della scena (o di una scena) dark o dark-wave, oltre ad aver influenzato moltissimi artisti. Un suono bivalente e lunare che dal buio aspira alla luce e viceversa, ma sempre con una vena cupa ed avvolgente … proprio come avviene nella musica dark, ma questo è un altro discorso.

Luca Sponzilli