LETTERINA A BABBO NATALE
Con playlist 2017 e 2010-2017

Caro Babbo Natale, come ben sai, da diverso tempo a questa parte non siamo messi troppo bene ed anche quest’anno le cose non sono andate molto meglio. La quantità oceanica di musica prodotta sul globo terracqueo, in vinile, CD, cassetta e/o in formato digitale è tale da disorientare-sfinire anche l’appassionato più indefesso. Inoltre, la qualità che non cresce proporzionalmente alla quantità, ci costringe a girare come trottole prima di scovare il disco “giusto”, quello che ascoltarlo è una goduria. L’industria discografica è in crisi già da tre fidanzate fa, è lapalissiano, ma dischi belli e convincenti, grazie a Belzebù, ne escono ancora. La difficoltà sta tutto nello scovarli.

Tu mi conosci, io non sono uno che si dà facilmente per vinto. Infatti, è tutto l’anno che, come di consueto, sfoglio riviste cartacee, mi aggiro in rete, leggo recensioni e, quando mi pare ne valga la pena, vado a verificare con le mie orecchie di cosa si tratti (constatando quante cazzate si scrivano impunemente) su youtube, spotify, bandcamp, soundcloud. Ormai, prima di mettere mano a paypal, si sa, va applicato il sistema San Tommaso. Poi, quando si arriva a dicembre, onde evitare amnesie imbarazzanti, si rende opportuno passare in rassegna le playlist annuali delle riviste di settore più prestigiose, sempre prodighe di titoli che saranno pure pregevoli ma dei quali non me ne potrebbe frega’ de meno: The Wire, Pitchfork, Uncut, Mojo, Blow Up etc. Allora, e solo allora, è possibile stilare, secondo gusto e visione tanto soggettiva, quanto insindacabile, la propria Top 10 dei migliori album dell’anno. Ed è qui che entri in gioco tu, dear Babbo. Sì, perchè qualcosa, durante l’anno sfugge sempre al pronto acquisto e rimediare, lo sai, è compito tuo. Ad ogni modo, eccola qua:

TOP 10 ALBUM 2017 (in ordine di preferenza):

1) THE BUG Vs EARTH “Concrete Desert”
2) PACT INFERNAL “Infernality”
3) FRET “Over Depth”
4) PAN DAIJING “Lack”
5) BELIEF DEFECT “Decadent Yet Depraved”
6) BEN FROST “The Centre Cannot Hold”
7) GODFLESH “Post Self”
8) CEVDET EREK “Davul”
9) FELICIA ATKINSON “Hand In Hand”
10) FOREST SWORDS “Compassion”

REPLAY 2016: MAJA OSOJNIK “Let Them Grow”

ITALIA 2017: MASSIMO OLLA “Structures”

Quest’anno, svetta al primo posto il frutto della sorprendente collaborazione tra Kevin Martin (The Bug) e Dylan Carlson (Earth). Edito da Ninja Tune, Concret Desert giustappone le pulsazioni electro dub del primo, alle dilatatissime desert guitar del secondo, disegnando paesaggi di fascinosa desolazione urbana. Horo di Berlino si segnala come la più interessante label post dance dell’anno. Dal suo catalogo ho selezionato Infernality di Pact Infernal, ma meritano certamente menzione anche l’album Divination di Ancestral Voices e l’EP Gloss di Grebenstein. Tornano in grande stile anche i due ex-Napalm Death Mick Harris e Justin Broadrick, rispettivamente: in terza posizione come Fret, furibondo breakcore di prima scelta, ed in settima, con la sigla storica Godflesh, al massimo della forma. Quarta e quinta posizione occupata dai due migliori album d’esordio del 2017. Pan Daijing è una giovane compositrice-performer sperimentale cinese di stanza a Berlino, mentre Belief Defect un brillante duo elettronico scoperto dalla rinnovata Raster. Al sesto posto si riconferma artista di indiscusso pregio Ben Frost con il suo The Centre Cannot Hold. All’ottavo ho posizionato, Davul di Cevdet Erek, pubblicato dalla Subtext, un album per solo tamburo tradizionale turco, il quale, come l’ottimo Flux Of Sorrow (Opal Tape) di Ata Ebtekar, in arte Sote, da Tehran, ed ancora di più l’antologia sulla scena sperimentale iraniana Visions Of Darkness (Cold Spring), ci dicono di matrimoni controintuitivi tra contemporaneità ed etno-folk. Félicia Atkinson è una avant-woman francese attiva già da un decennio. Il suo recente Hand In Hand fa centro per misura ed astratta eleganza. Decimo ed ultimo: Compassion di Forest Swords, caldamente consigliato a tutti coloro che potrebbero trovarsi a loro agio in uno spazio ideale, molto british trendy design, tra Raime e Burial.

Fuori classifica ricordiamo che il 2017, in ottica dj culture, segna il ritorno della drum’n’bass (adesso munita di prefisso “deep”) sancito dall’omonimo album di Pessimist sulla londinese Blackest Ever Black. Mentre, la menzione nazionale va all’amico e sodale Massimo Olla per il suo Structures. Ma sullo stesso versante, evitando accuratamente autoincoronazioni napoleoniche, si potrebbe ricordare anche il debut dello stesso Olla con Simon Balestrazzi a nome collettivo Hidden Reverse, il nuovo Dream Weapon Ritual o la riconferma del duo Deison e Mingle. Sul versante elettrico, invece, annoto i nuovi di OvO e Vonneumann. Ripassando i titoli dello scorso anno un disco sicuramente degno di replay è il bellissimo Let Them Grow a firma Maja Osojnik. Quanto mi piace lei …

Hey Daddy N, lo so che a te, Paradiso di Chino Amobi è piaciuto … Vabbe’ dai, ha un “suono molto attuale”, lo ammetto, non imbastiamo sterili polemiche. Adesso però controllo bene quello che ho e poi ti inoltro la wishlist. Perché lo sai che a casa mia vige la vecchia sana regola del “se non ce l’ho nello scaffale, non ce l’ho nella testa”. Qui, se si scarica o si ascolta in streaming è giusto per selezionare ed indirizzare gli acquisti. Magari, dove si può, si evita di spendere il doppio facendosi spedire vinili, quello sì. L’amore può convivere con la ragione, e quindi con il CD. Però, “la ciccia è ciccia” (leggi: in un mondo materiale la materia ha sempre una sua pregnanza) e a quella non si rinuncia, pure se sul saldo del c/c viene stampato tutto maiuscolo: “Gianluca sei un CRETINO”. E allora, per non farsi mancare proprio niente, ecco anche la Top 15 dei dischi più significativi del decennio in corso, pure se mancano ancora due anni alla sua conclusione.

TOP 15 ALBUM 2010-2017 (in ordine cronologico):

1) ANBB “Mimikry” (2010)
2) SUNN O))) + NURSE WITH WOUNDS “The Iron Soul Of Nothing” (2011)
3) DAVID LYNCH “Crazy Clown Time” (2011)
4) DEMDIKE STARE “Elemental” (2012)
5) SCOTT WALKER “Bish Bosch” (2012)
6) RAIME “Quarter Turns Over A Living Line” (2012)
7) SWANS “The Seer” (2012)
8) HAXAN CLOAK “Excavation” (2013)
9) AKKORD “S/T” (2013)
10) PHARMAKON “Bestial Burden” (2014)
11) JLIN “Dark Energy” (2015)
12) CURRENT 93 “The Moon At The Door” (2015)
13) ROLY PORTER “Third Law” (2016)
14) PHURPA “Chod” (2016)
15) THE BUG Vs EARTH “Concrete Desert” (2017)

Questa carrellata di titoli invita ad alcune riflessioni sparse, tipo … Le alleanze trans-generazionali sembrano essere una soluzione (av)vincente, come dimostrato dalle collaborazioni tra Alva Noto con Blixa Bargel e Sunn o))) con NWW, ma pure con Scott Walker. Anche le società tra coetanei, però, funzionano alla grande, è il caso di The Bug Vs Earth. Ci sono poi i geniacci che se ingranano la marcia giusta fanno mangiare polvere ai più baldi giovanottini. Vedi Michael Gira e David Tibet. Per non parlare dell’higlander Scott Walker, il quale possiede ormai il segreto dell’equilibrio perfetto tra ricerca sonora e forma canzone. Sempre a proposito di genio c’è poi David Lynch, che dà prova di saperlo trasferire disinvoltamente dal cinema alla musica. Il plotoncino britannico formato da Demdike Stare, Raime, Roly Porter e Haxan Cloak è nuova linfa per elettroniche post dub oscure e trasversali. Jlin e Akkord, da una sponda all’altra dell’Atlantico, rappresentano le punte di diamante della dj culture di questi anni ’10. Così come Pharmakon si conquista la corona di reginetta del noise più ferale, contesa forse solo da Puce Mary. Phurpa, infine, si stagliano nel panorama delle vecchie-nuove musiche rituali.

In questo cangiante universo di suoni, un sole attorno al quale organizzare un sistema orbitante, non riusciamo a scorgerlo, bisogna ammetterlo. In compenso si registrano diversi pianeti scintillanti di luce propria che invitano l’audionauta ad un’appassionata esplorazione. Io qualche indicazione orientativamente l’ho fornita. Tu prova a farti guidare da questa mappa Babbo Natale ed occhio che la cometa non porta a casa mia.

Cordialmente,

GB