TRASH FREAKS AND ANTISOCIAL
Die Antwoord, Little Big, Young Signorino

PREMESSA – Il bello del brutto:

Siamo di nuovo lì, a discutere di gusto, questa volta nello specifico di “estetica del brutto”, dato che termini come “trash”, “kitsch” e “freak” rimandano al campo semantico del socialmente non gradevole/non gradito/non accettato. Va compreso, dunque, perché alcune di queste espressioni ci attraggono tanto, se opportunamente applicate a proposte artistiche e musicali. L’argomento è vasto, la questione potenzialmente inesauribile, tuttavia proviamo qui a prendere come esempi solo tre casi musicali: Die Antwoord, Little Big, Young Signorino. Perchè lo sappiamo, la cultura pop è il nostro osservatorio privilegiato, oltrechè il nostro laboratorio d’analisi ideale dove dissezionare il pertubante che ci circonda.

Die Antwoord

(A) – Sud Africa – DIE ANTWOORD:

Die Antwoord (The Answer) sono un trio di Cape Town (Sud Africa) formatosi nel 2008 dall’incontro dei due vocalisti Ninja e Yolandi Visser (ex-coniugi) con il DJ/producer God. Il loro stile è un mix esplosivo di hip hop ed elementi rave con testi in Afrikaan, Xhosa e inglese (in slang pesantissimo). Die Antwoord mutuano e rielaborano l’immaginario del movimento subculturale sudafricano denominato Zef, al pari di Roger Ballen, celebre fotografo e collaboratore della band, per alcuni loro video e artworks. Nota anche la diatriba, mai sanata, con Lady Gaga e un loro concerto londinese con Aphex Twin, al quale i tre avevano “rubato” un frammento sonoro per un loro brano. Con all’attivo 6 album, 12 singoli e svariati videoclips di grande impatto e diffusione, il trio di Cape Town ha sviluppato una cifra artistica unica: eccessiva, violenta, grottesca, caustica. La hit I Fink U Freeky è manifesto del difforme che si fa resistenza artistica. Un autentico sputo in faccia alle ipocrisie della società perbenista sudafricana e non solo.

Little Big

(B) – Russia – LITTLE BIG:

Little Big si formano nel 2013 a San Pietroburgo (Russia) e sono: Ilya Ilich Prusikin, Sergey Gokk Makarov, Sophia Tayurskaya, Olympia Ivleva e Anton Boo Lissov. Esordiscono, non a caso, come gruppo di apertura per un live dei Die Antwoord, dei quali rappresentano una curiosa variante ricontestualizzata. Ad oggi hanno all’attivo 3 album e 9 singoli ma la chiave del loro successo risiede senza dubbio nei loro video accurati, paradossali, dissacranti. L’immagine dei due leader gioca la carta del freaks show: lei affetta da nanismo, lui coperto di tatuaggi improbabili che millanta superdotazione fallica. Con la loro musica, un mix di cultura rave e citazionismo folklorico, oltreché attraverso visuals e spettacoli da loro stessi definiti “show satirici”, mettono alla berlina i più sordidi stereotipi nazionali russi, il tutto realizzato secondo la logica del DIY e dell’autoproduzione. Tra i loro successi: Everyday I’m Drinking, With Russia From Love, Give Me Your Money, Big Dick, Hateful Love. Influenze musicali dichiarate, oltre ovviamente a Die Antwoord: Cannibal Corpse, Rammstein, Mozart e Vivaldi.

Young Signorino

(C) – Italia – YOUNG SIGNORINO:

Registrato all’anagrafe di Cesena diciannove anni fa come Paolo Caputo, ma più noto col nickname Young Signorino (un po’ in stile International Deejay Gigolo, vedi alle voci David Carretta, Miss Kittin etc.), il giovane rapper è, nel bene e nel male, attualmente al centro di una vera e propria controversia nazionale. In curriculum: un figlio, diversi ricoveri per overdose da psicofarmaci e un solo singolo digitale su Spotify. Signorino si dichiara figlio di Satana, fan di Ludovico Einaudi (il diavolo si nasconde nei dettagli) e si presenta con il volto tempestato di tatuaggi. La sua fama è dovuta alle visualizzazioni di un pugno di video su Youtube, l’ultimo dei quali, intitolato Mmh Ha Ha Ha, è un brano trap costruito su poche tracce (essenzialmente un bombardare di kick Roland 808 e una scarna melodia di glockenspiel) sulle quali cola un biascicato rap non-sense, dai grotteschi risvolti dada/futuristi. Una via di mezzo tra Da Da Da dei Trio e Der Raeuber Und Der Prinz dei DAF. Che l’ignoranza e l’arroganza ostentate dal personaggio siano vere o artefatte, che il vuoto elevato a cifra artistica sia o meno significante, il prodotto, a suo modo, arriva a segno.

Roger Ballen

SPAZZATURA MOSTRI E ANTISOCIALE:

Dei tre casi presi in esame i Die Antwoord sono i primi a muoversi in una direzione violentemente antisociale: al fine di erodere dall’interno il conformismo della società bianca sudafricana sposano l’immaginario basso e volgare della subcultura Zef. Nei loro spassosi video: freaks che ballano su coreografie risibili, famigliole finto-borghesi che inneggiano a Satana, auto e abiti tamarri a pioggia. Nella collaborazione con Ballen, peraltro, si ravvisa una certa velleità autoriale, sintomatica di una intenzionalità condivisa e assecondata dall’artista stesso. Musicalmente l’attitudine si può far risalire al matrimonio tra punk e rave già sperimentato anni prima dai Prodigy. Segue, cronologicamente, il combo russo Little Big: ugualmente caustici e irriverenti, calano nel contesto post-sovietico tutta la loro mordacia. Propongono: scellerati festini a base di vodka e sesso, scenari finto-glamour con riferimenti erotici surreali, zombie, prostitute nane e kalashnikov spianati. Sia i primi che i secondi non si fanno scrupoli a strizzare l’occhio a un’estetica trash che esiste, etnograficamente situata, nei loro paesi di provenienza ma ha corrispettivi transnazionali: basti pensare al mondo slavo dei manele, a quello polacco stile dresy, alla scena neomelodica napoletana. Si tratta di sistemi di valori sghembi, improponibili a livello formale, incondivisibili a livello sostanziale, utili però nei casi citati a collocarsi indiscutibilmente “contro” le idee perbeniste dominanti. Altro elemento-chiave per capire appieno le tre proposte il fatto che per tutti è valida la sacra legge del web: quante più visualizzazioni totalizzi su Youtube, tanto più funzioni ed hai successo. Il mercato del disco, per costoro, è ormai una faccenda obsoleta e, quando arriva, lo fa in seconda o terza battuta. Scindere la loro musica dalle immagini dei videoclip significa mutilarne il senso, perdere gran parte del divertimento. Young Signorino è solo l’ultimo, quindi, ad avere fatto propria questa formula: impresentabilità sociale (faccia, e solo faccia, pesantemente tatuata, espressioni da minus habens, movenze disarticolate); linguaggio e prosodia semi-incomprensibili (ben oltre i canoni della trap), tematiche all’insegna del nonsense o drammaticamente basiche (droghe, fica e abitini). Per quanto riguarda il giovanotto, però, va fatta una precisazione: non c’è traccia in ciò che mugugna di critica sociale intenzionale, né mi sento di interpretare i lallaismi che produce come fonte di sarcasmo eterodiretto (né tanto meno come citazione di avanguardie storiche!). Più probabilmente il valore dissacrante in questo caso risiede nel suo solo esistere: Young Signorino incarna in prima persona l’intera gamma di ciò che il senso comune non vuole né vedere, né sentire. Per lo più autoreferenziale, non si prende alcun onere satirico, semplicemente si esprime in tutto il suo vuoto. Così facendo, da vero comico inteso in senso classico, ossia come maschera che proviene dall’oscuro categoriale e che giace ai margini della società, finisce per divertire trasversalmente, incuriosire tutti, ma proprio tutti, perfino noi. Non va trascurato il fatto che l’attitudine generale, per adesso, sia quella giusta, perfettamente adeguata al fenomeno che il ragazzo rappresenta: non prendersi sul serio bensì fare (o essere) l’idiota perfetto, senza alcuna pretesa se non quella di una devota deficienza. Questo potrebbe permettergli, in potenza, di inserirsi in un filone surreale al pari per lo meno di Little Big, demarcandosi dalla trap propriamente detta di gruppi come i romani Dark Polo Gang o altri. Magari un piglio autoriale ed una programmaticità come quelli dei Die Antwoord non se li darà mai ma, ad oggi, ne sappiamo abbastanza per dire che forse non si tratta di trap convenzionale. Stiamo a vedere come si muoverà e, purché non ce lo si ritrovi come giudice nella prossima edizione di X Factor, noi qui si ha la pazienza di aspettare, per poi osservare e valutare. Nota a margine per coloro (non io) che hanno a cuore il tema dell’autenticità nella cultura pop: che si tratti di una costruzione ben concertata alla Marilyn Manson o di un caso umano alla Sid Vicious, dovrebbe a questo punto importare poco. Il ragazzo ha solo 19 anni, ha tutto il tempo per uccidere la compagna ed eventualmente farsi fuori con un’overdose. Diamogli tempo, lasciamolo fare e, intanto, tutti insieme a biascicare: “Mmh ha ha ha …”. Siamo sopravvissuti alla grande truffa del R’n’R, sopravviveremo anche a quella della trap.

Gianluca Becuzzi