LVDWIG 
“Substractive” 
(Larmes, 2019)

Gli amanti della techno-industrial – quella “di nicchia” però, sopraffina e ricercata – hanno trovato un bel regalo in rete lo scorso Natale, quando la francese Larmes Records ha pubblicato l’ultimo lavoro di Lvdwig – al secolo Luigi Pastore, classe 1983 di Saronno – musicista e producer già parecchio conosciuto e apprezzato come DJ nella scena milanese dal lontano 2008, col nickname Gigi LP: Resident DJ al Company Club, protagonista fra il 2010 e il 2015 dell’indimenticato party “Cockette”, e più di recente special guest anche al quotatissimo after “Botox Matinée” (Ogni domenica Silicone Club – Milano), che non a caso attira gli irriducibili “di nicchia” che l’elettronica “quella buona” la sanno riconoscere e scovare.

Substractive è un EP autoprodotto composto da 6 tracce strumentali, di cui 2 remix e una bonus track, accuratamente progettate per le piste dei club più underground, in cui si riconoscono un deciso gusto industrial e punte di ambizioni avant-garde.

Si parte con Doxepine, che scuote da subito con le sue ondate di bassi vibranti e le distorsioni metalliche su un tracciato di nervosi morse-code elettrici, in un crescendo di incalzanti beat sincopati da cui si staglia un grandioso e apocalittico riff in minore.

Drei sorge da una texture di lenti e feroci drop su un ossessivo refrain di bassi che colpiscono dritti allo stomaco mentre, su frequenze più alte, frammenti di voci si disumanizzano in un pastiche simile a un tuning radio da un satellite fuori orbita.

La prima variazione sul tema è Drei rivisitata da Mauro Rizla, con un sostenuto remix in veste industrial che ne esaspera le tinte fosche da soundtrack sci-fi, da un lato sporcando il sound coi fragori di sferraglianti lame sonore, dall’altro espandendolo verso profondità fredde e tremanti.

In Slow Motion una flebile nota sospesa introduce ad un trip lisergico dalla ritmica lenta ma inesorabile, come una locomotiva, su cui un contrappunto di limpidi tocchi di chitarra e frammenti vocali mono-toni al ralenty si risolve in un’ossessiva, pungente mitragliata synth.

E arriviamo alle bonus track: il Damian Cockette Remix di Slow Motion rimescola gli ingredienti della traccia e li trasforma in un trascinante groove dark-synth che strizza l’occhio alla Berlino inizio anni ’80, con un accattivante refrain ripetuto ad libitum a garantire l’effetto riempipista entro il settimo, delirante minuto.

Chiude l’EP Aetherius, in cui il rombo di un drone in una tempesta disegna un’atmosfera sospesa che apre gradualmente a un landscape sonoro maestoso e catartico, dalla spiccata vocazione cinematografica, come un breve volo notturno di ricognizione su un futuro minaccioso e distopico.

Livio Piantelli