GOPOTA
"Music For Primitive"
(Luce Sia, 2016)

Secondo traguardo sulla lunga distanza per il duo composto dal trentino Antonio Airoldi ed il russo Vitaly Maklakov, qui giunti ad una svolta importante per la propria proposta sonora che merita decisamente un approfondimento a partire dagli esordi. Airoldi è anche mastermind del progetto Empty Chalice, il cui esordio doveva essere rilasciato nel 2015 per l’italiana Naked Lunch Records. A seguito di non ben specificati problemi con la suddetta label, Airoldi si imbatte nell’anima affine di Maklakov, tra le altre cose anche proprietario della Torga Amun Records, label che produrrà l’esordio a nome Gopota, Knots Of Fear, nel gennaio di quest’anno oramai agli sgoccioli. Esordio che unisce due tendenze compositive insite nella figura di AA – pseudonimo di Airoldi assieme a quello di EVP per Maklakov –, vale a dire una componente più violenta di matrice harsh noise ed un’altra più subdola ed oscuramente brulicante che pesca nel death ambient più mefitico e corrosivo. Acuti trapananti, mareggiate fosche, gorgoglii insalubri e terrifici, droni spremuti e torturati senza via di scampo accompagnano l’ascoltatore in questa prima prova a quattro mani, ricettacolo di suono tagliente, malefico e venefico, dal cui incedere sgraziato e prepotente emergono ogni tanto sferzate più dirette e laceranti, segno di un combattimento con la rumorofilia ancora in atto e non totalmente sopito. Culto del rumore ben eviscerato nell’esordio come Empty Chalice, che riesce a vedere la luce dopo l’uscita di Knots Of Fear. This Way Is Called Black si presenta come un lavoro decisamente ostico ed ostile, rumore allo stato puro per pochi coraggiosi, terrorismo sonico della peggior specie, che tra ondate su ondate di tsunami elettrici perforanti e devastanti lasciano anche spazio a qualche accenno di melodia accanto a veli umbratili oscuri e pulsanti, che a stento imbrigliano le coltellate noise che ne squarciano impietose la sottile armatura. Più diretta e marcata la proposta come Empty Chalice, più ricercata e di natura paesaggistico-decadente quella di Gopota, termine dello slang russo atto ad indicare gli appartenenti ai ceti più bassi della società. Musica istintiva, intima, descrivente un marciume ed un decadimento emotivo ed urbano ben inoculato nei deathscapes del duo italo-russo, concetto compositivo pienamente sciorinato in questo nuovo lavoro uscito a novembre per la svizzera Luce Sia, oramai label di culto che è assurta all’attenzione della stampa di nicchia degli ultimi anni grazie alle sue re-issues ed uscite limitate su tape di progetti storici e nuovi della cerchia power electronics e post-industriale.

Music For Primitive arriva su tape limitata a 60 esemplari dopo una lunga gestazione, e si presenta come la definitiva svolta interamente dedita alle oscure elucubrazioni death ambient già presenti nell’esordio. Un lavoro estraniante ed evocativo, già differente nella sua struttura composta da cinque tracce che superano abbondantemente i 10 minuti – tralasciando la breve introduzione – e permeato da mondi sonori mortiferi e nauseabondi, dove non c’è posto per la vita ma solo per una sofferenza intrinseca alienante e disturbata, che arriva a corrodere e fagocitare le lunghe lande desolate che compongono l’album. Già dalla intro notiamo una tendenza melodica oscura molto marcata, dark ambient che si mescola ad inquietudini death ambient eviscerate poi nei putridi lamenti oltretombali della successiva Meaningless, i cui echi aleggiano tra vapori mefitici elettrificati e pulsazioni che si inseguono creando vita tra le corrose atmosfere marcescenti del pezzo. Summa Liturgica è un’ulteriore conferma del rinnovato stilema del progetto, componendosi di un canto ecclesiastico annegato tra soffi e ribollii stridenti, brulicanti forme di vita sonore che consumano e creano tensione viscerale e apostata. Attitude sceglie un approccio impalpabilmente oscuro, fatto di sospensioni oniriche al limite del positivo, racchiuse in un liquido amniotico viscido ma confortevole, trapassato in diversi frangenti da lucenti stilettate soniche e stridori ferrei. Sul finale, un nuovo elemento liturgico riscontrabile nel suono di un organo, ulteriore elemento di sospensione inquieta donato al pezzo. Empty Eye, infine, fa da chiosa estraniante e senza speranza, un paesaggio sonoro corroso da gelide folate elettriche e sferzate catartiche. Anche qui c’è una tendenza melodica di fondo, di matrice dark ambient, che a fatica si fa strada tra il ribollire oscuro che domina il tutto.

Decisamente rappresentante di una maturità compositiva che coinvolge e suscita non tanto attraverso attacchi diretti di matrice power noise, ma con più subdoli e ricercati tappeti ambient foschi e marcescenti, Music For Primitive dona all’ascoltatore un’esperienza di ascolto difficilmente dimenticabile, musica che come da titolo stimola i nostri istinti più atavici e bestiali, un racconto di decadimento urbano ed umano infettante ed incurabile trasmessoci senza via di scampo, scavandoci l’ego senza tregua ed avvelenandoci in un dolce torpore mortifero.

Lorenzo Nobili