SOPHYA BACCINI’S ARADIA
"Big Red Dragon"
(Black Widow, 2013)

Sophya Baccini's AradiaSembra paradossale, eppure i versi di William Blake, uno degli artisti più influenti degli ultimi duecentocinquant’anni, sono “il corpus poetico in lingua inglese meno letto”, per citare il critico letterario Northrop Frye. E infatti raramente gli sterminati riferimenti al suo mondo visionario sono stati appropriati, degenerando spesso nel kitsch e nel ridicolo. In questo campo minato si muove e si distingue l’album Big Red Dragon di Sophya Baccini, il secondo senza i suoi Presence. Significativa, considerato il precedente Aradìa del 2009, è la scelta della cantante napoletana di legare al suo nome quello di Aradia, un organico in gran parte femminile, e di coinvolgere ospiti prestigiosi come Christian Decamps degli Ange, Sonja Kristina dei Curved Air, Lino Vairetti degli Osanna e Steve Sylvester dei Death SS.

Si tratta infatti di un’opera collettiva, concepita come un musical, o un melodramma rock, che per la prima volta si ispira non a un testo, ma ai quadri dipinti da Blake a commento dei suoi libri, della “Bibbia” e della “Divina Commedia”, che, associati ognuno ad un brano musicale, creano di fatto una trama. E la scelta del trillo e del rullo di tamburi di William pare annunciare infatti l’apertura di un sipario. Le influenze e i rimandi musicali di Big Red Dragon sono composite ma sempre coerenti. Emergono ad esempio echi del “folk apocalittico” di Death in June e Current 93 nel dialogo tra Eva e il serpente (While He’s Sleeping), in Love Of Hecate e nel memorabile La porta dell’Inferno. I Comus sono udibili in Satan, e le musiche dei film di Carpenter nell’intro di Just. Echi floydiani sono presenti un po’ ovunque, e l’impronta metal della chitarra di Chicco Accetta lascia ovunque il segno. Meriterebbe una rappresentazione teatrale Big Red Dragon, e basterebbe già da sola la prog/operà/chanson Au Matín Du Premier Jour, scritta e interpretata con Christian Dècamps degli Ange, se non fosse seguita da Beatrice, aria estatica e mozzafiato, e se in chiusura non ci aspettasse una celestiale rilettura di Jerusalem, inno musicato da Sir Hubert Parry su testo di Blake. È una perla Big Red Dragon, destinato a lasciare il segno, e una versione in LP Deluxe contenuta in un vero e proprio quadro da appendere sarà una ghiotta tentazione per i collezionisti e gli appassionati.

Gianmaria Consiglio