Cosa resterà del secolo scorso italiano in musica, in particolare per quella popolare? Il rock progressive? I cantautori? Il beat e gli urlatori? Io dico di no. Quello che per me l’Italia musicale del ventesimo secolo lascerà in eredità ai posteri è altro, e dimora spesso in sigle di coda di film, aperture di serie
Progetto di Jukka Reverberi dei Giardini di Mirò e DJ Rocca, i Crimea X affrontano in Incubo Sintetico una rilettura di famosi temi di John Carpenter, con piglio analogico di vago sapore disco. La collaborazione, attiva da qualche anno, nasce, come si legge sulla loro pagina informativa, “dall’amore comune di paesaggi cosmici immaginari, ove il
AV-K è il progetto principale di Anacleto Vitolo, salernitano, un lungo corso in musica in generi diversi, impegnato da qualche anno in sperimentazioni elettroniche decisamente accattivanti e lontane il giusto da una certa filosofia per cui la musica elettronica deve risultare faticosa e per lo meno noiosa per avere una sua dignità. Fracture è il suo
È curioso notare come le vere novità in campo musicale italiano si trovino o nel versante elettronico, più o meno sperimentale, o in quello psichedelico, apparentemente più legato a suoni di altri epoche. Appartenenti al secondo gruppo, i Metzengerstein hanno scelto una ragione sociale citazionista ma tutt’altro che agile, si muovono tessendo trame sonore classiche con piglio deciso e moderno, agli strumenti e
Nuova uscita per i pugliesi Hysm?Duo, Stefano Spataro e Jacopo Fiore, All Impossible Worlds vanta un buon numero di collaborazioni, fra cui spicca il nome di Paolo Cantù, e, fra tanti, il logo Wallace in copertina. Considerando la loro missione, “Experimental improvisation” abbiamo pochi dubbi sul sound che ci aspetta. Batteria asciutta, basso sempre presente, chitarre distorte e un’attitudine fuzz
Tredici anni, un’eternità fra due uscite discografiche, ma ben poca roba per chi viene da un altro pianeta, abituato a concezioni temporali ben diverse dalle nostre umanissime e misere considerazioni. Una delle star del Max’s Kansas City, Frankie Cavallo aveva creato Von Lmo a fine anni ’70, tirandolo fuori dagli abissi dello spazio della natia Strazar, una delle
Una volta si diceva “è un artista intenso”, per celare lavori poco a fuoco, spesso di nomi affermati, magari in pericoloso equilibrio fra il mestiere e la oggettiva mancanza di idee. Ci sono invece gli artisti intensi davvero, che riescono a trasmettere l’intensita dopo pochi secondi, dopo solo poche strofe, apparentemente senza senso, ma che tanto sanno
Dici Detroit e pensi al rock di MC5 e Stooges, se chiaccheri di no wave immagini loft a New York colmi di situazionisti very cool, in quel viaggio a Manchester non hai potuto fare a meno di cercare il vecchio sito dell’Hacienda dove erano di casa Stone Roses e Happy Mondays. Ci sono città legate strettamente a movimenti, ad un genere, spesso così strettamente
Tarantino, qualche anno più dei trenta che rendono credibile la ricchezza delle proprie influenze come punto d’approdo più che come scintilla incontrollata, Donato Epiro propone con Fiume nero un viaggio in sonorità elettroniche scure e magmatiche, misteriose ma mai sinistre, evocative senza risultare di maniera. A volte, come succede per un certo tipo di musica, più vicina a tematiche ambient che alla forma
The Zoll è un progetto nato dalla collaborazione fra Marcello Giacalone, alle chitarre ed effetti, e Igor Notte, synth, voce, ritmi e campionamenti. In linea coi tempi, che tempi, il duo lavora a distanza, uno a Berlino l’altro a Milano. Come definire la loro musica ed il loro approccio? Dopo svariati ascolti di Derklang, il loro debutto, mi venivano in mente
Trance44 è la sesta uscita, remix compresi, a nome dei livornesi Appaloosa. Il disco è uno strumentale, solido ed affascinante, che si muove nei territori di un math rock sporcato da influssi tribali ed esotici. Il che vuol dire poco di sensato, ma significa che dal vivo, come al solito, ci si aspetta dai nostri uno spettacolo da goduria infinita. La
Nuova uscita per i Mamuthones, un EP, in realtà una sola traccia di 15 minuti, che suona come un flusso di coscienza di difficile collocazione. Esercizio stilistico? Prove per uscite future? Il risultato, comunque sia, è una godibile suite, in più movimenti, che passa dai sussuri di fiati vagamente mistici, a percussioni tribali che incorniciano mantra lontani, concludendo
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