SHANE MACGOWAN (1957-2023): Irlandese, ribelle, artista, borderline, ubriacone, poeta.

IN MEMORY OF SHANE MACGOWAN
(25 dicembre 1957 – 30 novembre 2023)

“… avrei potuto essere qualcuno, beh!!, tutti possono esserlo. Mi assicurasti che Brodway mi stava aspettando, Regina di New York. Quella notte, mentre le campane risuonavano per il giorno di Natale, la band smise di suonare, i presenti ne chiesero ancora, gli ubriachi cantavano e Sinatra dondolava. Ci baciammo in un angolo e ballammo. Non posso farcela da solo ed ho costruito i miei sogni intorno a te”. (Fairytale of New York)

Shane MacGowan nasceva in Inghilterra, nella contea del Kent, da genitori irlandesi, esattamente il giorno di Natale del 1957 e delle sue origini ne è sempre andato fiero nonostante in Irlanda trascorse soltanto l’infanzia poiché con la sua famiglia si trasferì ben presto, all’età di 6 anni, a Londra. Scoprì il punk dopo un concerto dei Sex Pistols formando i The Nips con i quali fece da gruppo spalla a nomi del calibro di Clash e Jam. Ma è con i The Pogues che raggiunse la meritata notorietà. Prima di pubblicare l’LP d’esordio Red Roses For Me, la formazione cambiò diversi nomi ed altrettanti componenti; quello definitivo doveva essere Pogue Mahone, dall’espressione gaelica “póg mo thóin” che significa “baciami il sedere”, ma dopo la sessione di registrazione presso gli studi della BBC per il programma di John Peel, trasmessa il 10 aprile del 1984, la band fu censurata con l’inevitabile “change” definitivo.

Quanto all’aspetto artistico, i Pogues sono stati una delle band più singolari degli ’80 e gran parte del merito è stato di Shane, autore dei testi e figura tutt’altro che rassicurante nel borghese “establishment” britannico e nell’Inghilterra di Margaret Thatcher. Nelle loro sonorità convivevano folk, musica celtica, new wave, rock, punk e non mancarono i consensi della critica specializzata. Elvis Costello produsse il secondo album Rum, Sodomy, And The Lash al quale seguirono gli ottimi If I Should Fall From Grace With God e Peace And Love prodotti entrambi da Steve Lillywhite. Il quinto lavoro Hell’s Ditch, con alla cabina di regia Joe Strummer, decretò la fine del sodalizio tra MacGowan e il resto della band.

La dipendenza dall’alcol, i problemi con l’eroina ed un carattere non facile, emotivamente instabile ed autodistruttivo, portarono alla rottura e il poeta Shane, nonostante alcune reunion e la vicinanza dei numerosi colleghi, Sinead O’Connor in primis, non riuscì a ripetersi ai livelli delle sue capacità e della sua fama, continuando a vivere di eccessi fino al 2016 quando, dopo esser stato tra la vita e la morte, grazie alla giornalista/scrittrice Victoria Marie Clark cambiò completamente abitudini uscendo solo per suonare. Shane era malato da tempo, soffriva di encefalite, si è spento il 30 novembre 2023 a Dublino.

La sua Fairytale Of New York cantata con Kinsty MacCoil, è considerata “The Best XMas Song Ever” e i Pogues tra le 50 band da vedere prima di morire.
“… di notte al buio, quando il resto del mondo se la dorme, si svegliano gli artisti, le streghe, gli stolti che tanti chiamano falliti, i folli, i persi, i randagi e gli impauriti. Quelli da evitare, da scansare, quelli sempre un po’ brilli, eccentrici e fuori moda che nessuno inviterebbe perché si avvicinano troppo alla cruda e nuda vita, evitando la comune recita diurna”. (C.C. Bruni)

Luca Sponzilli

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THE POGUES
“Rum Sodomy & The Lash”
(MCA Records, 1985)

Se il debutto dei Pogues di Shane MacGowan, Red Roses For Me, presentava una produzione disincarnata mostrandosi turbolento ma decisamente acerbo, Rum Sodomy & The Lash è un’opera grezza di stridente e affascinante bellezza. Questa seconda prova del popolare gruppo anglo-irlandese trasuda in ogni singola traccia di passione, energia e poesia. Merito di tale risultato va in parte alla produzione di Elvis Costello a cui va attribuito il pregio di aver catturato i Pogues nella loro gloria deperita, dando respiro ed orgoglio al loro rissoso sound, prima che qualche altro produttore li snaturasse.

L’ascolto dell’album dimostra infatti che Costello è riuscito a portare a termine la sua missione. Questa seconda prova cattura tutto il sudore, il fuoco e la gioia rabbiosa dei Pogues, che suonano forti e compatti senza perdere una virgola del loro entusiasmo decadente. Rum Sodomy & The Lash ha trovato Shane MacGowan in costante crescita come cantautore, specialmente nella traccia di apertura The Sick Bed Of Cúchulainn, dove MacGowan riesce a fondere la rabbia intelligente del punk con l’astuta narrativa del folk irlandese come nessuno aveva mai fatto prima. Così come avviene nella serenata dell’emarginato abbruttito di The Old Main Drag, nello schizzo del veterano invalido e ubriaco di A Pair Of Brown Eyes o nella perfetta fusione tra irish folk tradizionale ed aggressività punk di Wild Cats Of Kilkenny e di Sally MacLenanne. Classici che hanno dimostrato che vi erano svariati sentieri polverosi dove poteva spargere i semi del suo talento.

E come ogni buon gruppo folk, anche i Pogues avevano un grande orecchio per le canzoni tradizionali. L’esibizione inquietante della bassista Cait O’Riordan di I’m A Man You Don’t Meet Every Day è semplicemente superba tanto da aver impressionato particolarmente Costello che in seguito l’avrebbe sposata, mentre le rese emotivamente avvincenti di Dirty Old Town e di And The Band Played Waltzing Matilda, hanno permesso a Shane MacGowan di appropriarsene da quel momento in poi come se fossero sue creature. Pubblicato a metà degli anni ’80, Rum Sodomy & The Lash sembra fantasticamente anacronistico e fuori luogo. Ma grazie alla sua scomposta maestosità è stato il primo lavoro a dimostrare che i Pogues erano una grande band e non solo una grande idea per una band, conquistandosi perfino l’apprezzamento del re dei vagabondi Tom Waits.

Marco Galvagni

 

Shane MacGowan

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The Pogues

Fairytale Of New York

I Fought The Law (with Joe Strummer)

Dirty Old Town

Pair Of Brown Eyes

The Sick Bed Of Cúchulainn